Lorenzo, da 35 anni vive in un piccolo villaggio della Tanzania.
Ha condiviso e vissuto di persona,
in stretta vicinanza con la gente che l’ha accolto,
un bel pezzo della storia di quel paese.
Sopra il titolo: “Mwalimu” Giulio Nyerere, padre della Tanzania, fondatore di un originale sistema di sviluppo equo e giusto.
Hervé mi chiede ancora una volta di scrivere un “diario”. Voglio incominciare esprimendo tutta la mia stima per i nostri fratelli anziani: il diario di André del Giappone e anche quello di Yohanan d’Israele. Come dice spesso un fratello, il nostro è il tempo delle lacrime (quant’è vero!), tuttavia anche al limite della disperazione l’uomo di fede deve rendere il suo volto duro come pietra (Isaia 50,7).
1) Vorrei elevare un inno di lode al paese che mi ha accolto da così tanto tempo: la Tanzania! I mezzi di comunicazione più potenti (BBC, Tv americane) continuano a molestarci: vorrebbero vederci alla mercé della logica del mercato e dei “liberi” scambi (in realtà dipendenti!) mentre noi invece difendiamo fermamente le nostre radici di un sistema originale di “socialismo” democratico, dove forte è il ruolo normativo dello Stato, per guidare il popolo secondo equità e giustizia nei settori chiave come le infrastrutture, l’istruzione, la salute, le risorse minerarie ed energetiche, ecc… Lo dico apertamente e con convinzione: tutto questo è merito innanzitutto del Partito della rivoluzione C.C.M. del nostro padre fondatore Nyerere che ha saputo rinnovarsi e combattere, anche al suo interno, contro la corruzione (che è una pandemia mondiale!), difendendo, nello stesso tempo, i nostri valori culturali contro la pressione di ideologie corruttrici. La coesistenza pacifica unita alla collaborazione attiva tra numerose etnie e tra le due religioni più diffuse, Islam e Cristianesimo, insieme alla sana laicità del Partito e dello Stato non è affatto un merito piccolo del nostro paese!
Ma allarghiamo il nostro sguardo: la Tanzania si è posta in prima linea nel sostenere l’emancipazione dall’apartheid e dalla colonizzazione di molti paesi del sud dell’Africa e adesso si sta preparando ad accogliere il summit della SADC (Comunità di sviluppo dell’Africa Australe) che riunisce 16 paesi, ben più estesa dell’ E.A.C. (Comunità dell’Africa dell’Est): recentemente si è anche allargata al Sud-Sudan (6 paesi): prova evidente di una visione niente affatto “isolana” o autarchica della dirigenza del paese.
Inoltre, si impegna sempre più intensamente per rinforzare e propagandare la lingua Swahili: l’unica in grado di unificare l’Africa sub-sahariana (cominciando dall’ Est e dal Sud, ma anche il Centro) per diventare indipendenti anche linguisticamente (ed è una battaglia politica e culturale molto importante!).
Debolezze? Ne abbiamo: al primo posto coloro che ricevono dei grossi contratti e incassano tanti soldi senza terminare i lavori, ma anche molte autorità locali (bisogna però dire che, a livello locale, non hanno nessun salario…!).
2) Veniamo al mio villaggio, Murugaragara. Come ha scritto giustamente fratel Édouard, che ha vissuto
qui per molto tempo: il villaggio è molto cambiato! Chi pensa che qui non facciamo progressi, si sbaglia: noi andiamo avanti con i nostri ritmi e con i nostri passi. Nel 1983, quando sono arrivato qui, dov’era la nostra strada? Era un sentiero! Dove i due solidi ponti che ci collegano con la cittadina di Rulenge? Dove l’ambulatorio e la clinica per bambini a mezz’ora a piedi da qui? Dove la scuola elementare con quasi 700 alunni proprio qui a Murugaragara? Dove il nostro piccolo mercato le cui bancarelle forniscono le cose indispensabili alla vita ordinaria di famiglie contadine? Dove il nostro “Ufficio” del villaggio che è un po’ la nostra piccola gloria? Dove il progetto dell’acqua potabile per caduta che, nonostante le difficoltà di realizzazione, assicura l’acqua alla scuola e al centro del villaggio? E ancora: attualmente quasi tutte le case hanno dei tetti in ‘ondulina’: basta con i tetti di paglia; inoltre con un piccolo pannello solare, nelle case c’è la luce ed è possibile ricaricare i cellulari. La sola schiavitù che rimane è la zappa. Speriamo di passare presto ad un’agricoltura meccanizzata: Alleluia! La Tanzania avanza pacificamente ma con fermezza e determinazione!
3) Vengo alla fraternità, che è stata fortemente voluta verso la fine degli anni ’70 dal vescovo Mwoleka di illustre memoria: desiderava ardentemente dei religiosi e delle religiose che vivessero in mezzo alla gente, in una stretta convivenza con i laici. Non sono le separazioni che ci tutelano, bensì una salutare vita comune con le sue sfide ma anche con le sue grandi opportunità. Non avrei mai immaginato di arrivare, un giorno, a vivere in una così stretta comunione con questa gente: come spazio “privato” non mi resta che la piccola cappella per la preghiera silenziosa e, naturalmente, la mia camera!
Ultima riflessione: se guardo il nostro inno nazionale, noto che comincia e termina con la parola DIO! (stessa cosa per l’inno del Sud-Sudan), senza offesa per i laicisti europei (i Francesi per primi, naturalmente non tutti i Francesi!!!).
Viva la TANZANIA, viva l’Africa nera, viva tutti coloro che temono DIO e lo rispettano: il nostro unico Creatore, grazie.
La prossima volta vi parlerò della nostra piccola comunità cattolica del villaggio.
Ciao!
Lorenzo o come dicono qui: Laurenti!
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Posted: 26 Marzo 2020 by Redazione
«In stretta comunione con la gente.»
Lorenzo, da 35 anni vive in un piccolo villaggio della Tanzania.
Ha condiviso e vissuto di persona,
in stretta vicinanza con la gente che l’ha accolto,
un bel pezzo della storia di quel paese.
Sopra il titolo: “Mwalimu” Giulio Nyerere, padre della Tanzania, fondatore di un originale sistema di sviluppo equo e giusto.
Hervé mi chiede ancora una volta di scrivere un “diario”. Voglio incominciare esprimendo tutta la mia stima per i nostri fratelli anziani: il diario di André del Giappone e anche quello di Yohanan d’Israele. Come dice spesso un fratello, il nostro è il tempo delle lacrime (quant’è vero!), tuttavia anche al limite della disperazione l’uomo di fede deve rendere il suo volto duro come pietra (Isaia 50,7).
1) Vorrei elevare un inno di lode al paese che mi ha accolto da così tanto tempo: la Tanzania! I mezzi di comunicazione più potenti (BBC, Tv americane) continuano a molestarci: vorrebbero vederci alla mercé della logica del mercato e dei “liberi” scambi (in realtà dipendenti!) mentre noi invece difendiamo fermamente le nostre radici di un sistema originale di “socialismo” democratico, dove forte è il ruolo normativo dello Stato, per guidare il popolo secondo equità e giustizia nei settori chiave come le infrastrutture, l’istruzione, la salute, le risorse minerarie ed energetiche, ecc… Lo dico apertamente e con convinzione: tutto questo è merito innanzitutto del Partito della rivoluzione C.C.M. del nostro padre fondatore Nyerere che ha saputo rinnovarsi e combattere, anche al suo interno, contro la corruzione (che è una pandemia mondiale!), difendendo, nello stesso tempo, i nostri valori culturali contro la pressione di ideologie corruttrici. La coesistenza pacifica unita alla collaborazione attiva tra numerose etnie e tra le due religioni più diffuse, Islam e Cristianesimo, insieme alla sana laicità del Partito e dello Stato non è affatto un merito piccolo del nostro paese!
Ma allarghiamo il nostro sguardo: la Tanzania si è posta in prima linea nel sostenere l’emancipazione dall’apartheid e dalla colonizzazione di molti paesi del sud dell’Africa e adesso si sta preparando ad accogliere il summit della SADC (Comunità di sviluppo dell’Africa Australe) che riunisce 16 paesi, ben più estesa dell’ E.A.C. (Comunità dell’Africa dell’Est): recentemente si è anche allargata al Sud-Sudan (6 paesi): prova evidente di una visione niente affatto “isolana” o autarchica della dirigenza del paese.
Inoltre, si impegna sempre più intensamente per rinforzare e propagandare la lingua Swahili: l’unica in grado di unificare l’Africa sub-sahariana (cominciando dall’ Est e dal Sud, ma anche il Centro) per diventare indipendenti anche linguisticamente (ed è una battaglia politica e culturale molto importante!).
Debolezze? Ne abbiamo: al primo posto coloro che ricevono dei grossi contratti e incassano tanti soldi senza terminare i lavori, ma anche molte autorità locali (bisogna però dire che, a livello locale, non hanno nessun salario…!).
2) Veniamo al mio villaggio, Murugaragara. Come ha scritto giustamente fratel Édouard, che ha vissuto
qui per molto tempo: il villaggio è molto cambiato! Chi pensa che qui non facciamo progressi, si sbaglia: noi andiamo avanti con i nostri ritmi e con i nostri passi. Nel 1983, quando sono arrivato qui, dov’era la nostra strada? Era un sentiero! Dove i due solidi ponti che ci collegano con la cittadina di Rulenge? Dove l’ambulatorio e la clinica per bambini a mezz’ora a piedi da qui? Dove la scuola elementare con quasi 700 alunni proprio qui a Murugaragara? Dove il nostro piccolo mercato le cui bancarelle forniscono le cose indispensabili alla vita ordinaria di famiglie contadine? Dove il nostro “Ufficio” del villaggio che è un po’ la nostra piccola gloria? Dove il progetto dell’acqua potabile per caduta che, nonostante le difficoltà di realizzazione, assicura l’acqua alla scuola e al centro del villaggio? E ancora: attualmente quasi tutte le case hanno dei tetti in ‘ondulina’: basta con i tetti di paglia; inoltre con un piccolo pannello solare, nelle case c’è la luce ed è possibile ricaricare i cellulari. La sola schiavitù che rimane è la zappa. Speriamo di passare presto ad un’agricoltura meccanizzata: Alleluia! La Tanzania avanza pacificamente ma con fermezza e determinazione!
3) Vengo alla fraternità, che è stata fortemente voluta verso la fine degli anni ’70 dal vescovo Mwoleka di illustre memoria: desiderava ardentemente dei religiosi e delle religiose che vivessero in mezzo alla gente, in una stretta convivenza con i laici. Non sono le separazioni che ci tutelano, bensì una salutare vita comune con le sue sfide ma anche con le sue grandi opportunità. Non avrei mai immaginato di arrivare, un giorno, a vivere in una così stretta comunione con questa gente: come spazio “privato” non mi resta che la piccola cappella per la preghiera silenziosa e, naturalmente, la mia camera!
Ultima riflessione: se guardo il nostro inno nazionale, noto che comincia e termina con la parola DIO! (stessa cosa per l’inno del Sud-Sudan), senza offesa per i laicisti europei (i Francesi per primi, naturalmente non tutti i Francesi!!!).
Viva la TANZANIA, viva l’Africa nera, viva tutti coloro che temono DIO e lo rispettano: il nostro unico Creatore, grazie.
La prossima volta vi parlerò della nostra piccola comunità cattolica del villaggio.
Ciao!
Lorenzo o come dicono qui: Laurenti!
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