Charles de Foucauld
Dalle lettere e meditazioni
[Si consiglia di vedere prima le “Generalità” di questa sezione]
5. Prete per gli altri
Nell’aprile 1900, quando si sovrappongono diversi progetti, tra i quali quello della fondazione sul Monte delle Beatitudini, Charles valuta per la prima volta in modo determinato la possibilità di farsi prete. Il giorno della festa del Sacro Cuore presenta il progetto al patriarca latino mons. Piavi, che non gli presta la minima attenzione… Il progetto cadrà: resta la decisione di farsi prete e di lasciare il “dolce nido di Santa Chiara”, come scrive a don Huvelin 1.
La notte di “ELEZIONE” del 26 aprile 19002
…Non è che da ieri, festa di San Marco, che ho visto che bisognava che ricevessi il sacerdozio… In precedenza, il mio grande desiderio d’umiltà, d’abiezione e di ultimo posto, me ne allontanava… Ieri ho visto con una grande luce che bisognava che lo ricevessi …. Siccome oggi è la festa della Madonna del Buon Consiglio ho creduto venuto il momento di fare un’elezione, ho passato la notte davanti al Santissimo Sacramento, e dopo aver pregato ho scritto questa elezione. Dopo la settimana santa la visione monastica, che era sopita e non spenta in me, mi aveva ripreso con una grande forza…; vedevo che per condurre la vita di Nazareth, la mia vocazione, mi occorreva il Santissimo giorno e notte, mi occorrevano opere di carità, un silenzio, una povertà, un lavoro, una vita di dolore e di croce incomparabili con la mia vita di qui…
La seconda cosa da aggiungere è che non vi potrebbe essere per me questione della Trappa… L’ho lasciata perché vi sono entrato – e per gli stessi motivi – non per incostanza, ma per costanza nel cercare un ideale [“la povertà di Gesù”] che speravo di trovarvi, che non vi ho trovato….
La terza cosa è che, in ogni modo, il mio soggiorno a S. Chiara non può prolungarsi indefinitamente: se vi fossi sconosciuto, se vi fossi stato ricevuto sconosciuto, se vi fossi utile con un lavoro ben determinato, sì, lo potrei… Ma vi ero conosciuto prima di entrare, mi hanno ricevuto perché mi conoscevano (senza dirmelo)3… …E poi, ciò che è più grave è che per seguire Gesù Crocifisso, devo condurre una vita di croce mentre qui è una vita di delizie. È il riposo, il godimento; ciò non può durare; non mi devo addormentare nelle delizie, ma soffrire con Gesù. Credo con tutto il cuore che Dio stesso mi ha condotto qui, non ne posso dubitare; mi aveva combinato questo dolce nido, ma credo anche che si avvicina l’ora in cui vuole che me ne distacchi …
È il mio spirito che ha parlato finora – che cosa sente il mio cuore?
1° una volontà incrollabile di fare la volontà di Dio qualunque essa sia.
2° un sentimento di gioia a fare tutto ciò che piacerà a Dio, qualunque cosa sia…
3° un rimpianto naturale e umano – molto vile – della mia vita così dolce, così tranquilla al presente.
4° un’apprensione e come una sorta di vertigine alla vista di questa vita nuova che si apre per me – sono stato così sorretto finora! Là sarò isolato! … – gettarmi in acqua… mi sembra di uscire dalla barca, come san Pietro, per camminare sulle onde durante la tempesta.
5° l’umiliazione di vedermi così vigliacco, così debole, così attaccato al mio benessere e al mio riposo, così tiepido nella fede, nella speranza e nella carità.
6° la fiducia assoluta che, se sono fedele, la volontà di Dio si compirà – non soltanto nonostante gli ostacoli, ma grazie agli ostacoli – gli ostacoli sono il segno che la cosa piace a Dio – la debolezza dei mezzi umani è causa di forza – Dio fa servire i venti contrari per condurci in porto.
7° una pace profonda, una vera gioia di tutto ciò che mi succede, e nessun rammarico di niente.
8° una crescita d’amore per queste buone sorelle di Santa Chiara presso le quali ho passato 3 anni ½ così dolci e benedetti.
9° confusione di presentare io peccatore, io ignorante, io isolato, io niente, una Regola a mio modo, costruita in tutte le sue parti, però la convinzione che mancherei al mio dovere non facendola, perché il pensiero di questa fondazione è un pensiero costante da 7 anni, e per me, che sono religioso nell’anima, è impossibile condurre, anche per un giorno, una vita che non sia regolata. Del resto, ho la convinzione profonda che Dio sarebbe glorificato da questa fondazione e che risponderebbe al bisogno di più di un’anima perché non ha equivalente. Infine, ciò che mi porta a inviarle4 senza timore, nonostante la mia confusione, un estratto di questa regola, è la frase di Nostro Signore a Santa Teresa che mi incoraggia così spesso nelle mie viltà e nei miei bassi rispetti umani: “O sarai glorificato, o sarai disprezzato; nei due casi, ci guadagni”.
10° un sentimento profondo e di continuo crescente, che per glorificare Dio e “compiere quaggiù l’opera del Padre celeste”, bisogna innanzi tutto che gusti la croce “di cui Gesù ci ha lasciato l’esempio” e che finora non ho toccato con mano5.
[Con l’intenzione di un incontro faccia a faccia con don Huvelin, fratel Charles lascia bruscamente Nazareth, sbarca a Marsiglia il 16 agosto 1900, va subito in pellegrinaggio alla Sainte-Baume e raggiunge Parigi. Don Huvelin gli conferma la scelta di farsi prete e di prepararsi a Notre-Dame des Neiges. Vi arriva il 29 settembre, dopo un soggiorno a Roma6 (per un servizio per conto delle Clarisse). Si tratta di un lungo periodo di ritiro e di assoluto silenzio. Il 2 marzo 1901, vigilia della domenica di passione, viene ordinato diacono. I ritiri per il diaconato e per il sacerdozio lo spingono per la prima volta a non pensare più alla Terrasanta.]
L’”ELEZIONE” del 6 giugno 1901 (solennità del Corpus Domini) durante il ritiro per l’ordinazione sacerdotale
In manus tuas commendo spiritus meum 6
[Dopo una prima parte, composta di una serie di frasi del Vangelo]
Parte seconda
Ignem mittere in terram… salvare quod perierat7
Quis?8 Colui che deve “seguire”, imitare GESÙ, il Salvatore, il Buon Pastore, venuto a “portare il fuoco sulla terra” e “salvare ciò che era perduto”.
Quid? La fondazione dei Piccoli Fratelli del Sacro Cuore di Gesù (secondo l’elezione del ritiro di diaconato).
Ubi? Là dove è il più perfetto. Non là dove vi sarebbero maggiori probabilità umane di avere novizi, autorizzazioni canoniche, soldi, terreni, appoggi: no; ma là dove è più perfetto in sé, il più perfetto secondo le parole di Gesù, il più conforme alla perfezione evangelica, il più conforme all’ispirazione dello Spirito Santo; là dove andrebbe Gesù: alla “pecora più perduta”, al “fratello” di Gesù “più ammalato”, ai più abbandonati, a quelli che hanno meno pastori, a quelli che sono “nelle tenebre più spesse”, nell’ombra della morte più “profonda”, ai più “prigionieri” del demonio, ai più “ciechi”, ai più “perduti”. Innanzitutto: agli infedeli (musulmani e pagani) del Marocco e delle regioni limitrofe dell’Africa del Nord.
Quibus auxiliis? Gesù solo: perché “cercate il regno di Dio e la sua giustizia, e il resto vi sarà dato in sovrappiù” e “se voi rimanete in me e io in voi, tutto quello che mi domanderete, si compirà”. Gesù non ha dato nessun altro aiuto ai suoi apostoli: se faccio le loro opere, riceverò le loro grazie.
Cur? È così che posso maggiormente glorificare Gesù, amarlo, obbedirgli, imitarlo il più possibile? … a questo mi spingono il Vangelo, l’attrattiva, il mio direttore. È questo che mi chiede l’amore di Dio e l’amore del prossimo…
Quomodo? “Come pecore in mezzo ai lupi” … “senza denaro, né bisaccia, né due tuniche” … “chi non rinuncia a tutto ciò che possiede, non può essere mio discepolo”.
Quando? “Maria partì in fretta per la montagna”. Quando si è pieni di Gesù, si è pieni di Carità…
Osservazioni sulla precedente elezione
- Poiché Gesù, la Carità, il Cuore di Gesù vogliono che io parta senza indugio, “cum festinatione”9…, ne consegue che il mio dovere è di prepararmi “cum festinatione” …
- In che consiste la preparazione? Nel crescere in amore, scienza, maturità…
- C’è inoltre una preparazione esterna? Cioè i passi concreti da compiere? [indica i passi da compiere: informarsi sulle regioni limitrofe al Marocco, informare il vescovo e chiedere le autorizzazioni, anche di portare l’abito dei Piccoli Fratelli, seguire le costituzioni, ecc.,]. Oltre a queste tre cose, non c’è nessun’altra preparazione esteriore, né passo da fare per il momento: non è certo una questione da far riuscire con mezzi umani ed espedienti umani; è il soffio dello Spirito Santo che bisogna seguire nella semplicità del cuore e con zelo e con amore fedele: lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che dovrete dire.
- Non è meglio andare prima in Terrasanta? Una sola anima ha più valore della Terrasanta intera e di tutte le creature prive di ragione messe insieme. Occorre andare non là dove la terra è più santa, ma là dove le anime si trovano nel più gran bisogno. In Terrasanta, vi è grande abbondanza di preti e di religiosi, e poche anime da guadagnare: nel Marocco10 e nelle regioni limitrofe, c’è estrema penuria di preti e di religiosi, e un gran numero di anime da salvare…
- …Qual è la prova che queste due elezioni esprimono la volontà di Dio? Queste due frasi di Gesù: Seguimi11. Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i parenti, né i ricchi vicini… ma quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi e ciechi”12.
[Charles de Foucauld viene ordinato prete a Viviers, nella cappella del Seminario Maggiore, il 9 giugno 1901. Dopo una lunga adorazione di ringraziamento, concede alla sorella Marie di rivederlo dopo più di undici anni.
Fratel Augustin Juillet, che avrebbe voluto seguirlo, il giorno dell’ordinazione gli chiede un ricordo: gli dà un cartoncino con il cuore sormontato dalla croce e il motto JESUS CARITAS e come testo: portare il fuoco sulla terra. Salvare ciò che era perduto13.
Rimane nel monastero e comincia subito ad informarsi sull’Africa del Nord, riprendendo contatto, dopo dodici anni, con un ufficiale della riserva, un tempo autorevole addetto agli “Affaires indigènes”, Henry de Castries (1850-1927), compagno di corso e amico di suo cugino Louis de Foucauld. Topografo, cartografo, storico del sud algerino e del Marocco, innamorato del mondo arabo, De Castries aveva per primo raccolto informazioni sulle regioni limitrofe alla frontiera algerina e di queste si era servito Charles nel suo primo approccio del Marocco (per ringraziarlo gli aveva fatto dono del manoscritto della sua esplorazione). Non c’era persona più esperta per chiedere consiglio e appoggio per una fondazione nel sud oranese alla frontiera del Marocco, frontiera del resto fragile e che sarà delimitata ufficialmente solo un anno dopo, nel 1902. Charles intreccerà d’ora in poi con l’amico una corrispondenza di grande intimità, significativa anche per la confessione dei reciproci rapporti con la fede islamica, che aveva affascinato entrambi14.
Don Huvelin, che avrebbe voluto che il suo figlio spirituale rimanesse più a lungo a Notre-Dame des Neiges, si riconcilia con l’idea dell’Africa e conclude: “Segua l’impulso che la spinge, figliolo; non è quello che avrei sognato, ma credo che sia l’ispirazione di Dio… Vada dove il Maestro la chiama. Benedico le sue intenzioni, i suoi progetti, attraverso i quali lei tende soltanto ad offrirsi a Lui ed a compiere la Sua opera sulla terra. Farò tutto quello che potrò per aiutarla”15.]
A Henry de Castries – Notre-Dame des Neiges, 23 giugno 1901
Il silenzio del chiostro non è quello dell’oblio. Più di una volta, durante questi dodici anni di benedetta solitudine, ho pensato a lei e pregato per lei. Recentemente mio cugino Louis mi ha dato buone notizie di lei, che mi hanno fatto bene.
È per il buon Dio che mantengo il silenzio; è anche per Lui che lo rompo oggi. Siamo alcuni monaci16 che non possiamo recitare il Padre Nostro senza pensare con dolore a questo vasto Marocco dove tante anime vivono senza “santificare Dio, far parte del suo regno, compiere la sua volontà, né conoscere il pane divino della Santa Eucarestia”, e sapendo che bisogna amare queste povere anime come noi stesse, vorremmo fare, con l’aiuto di Dio, tutto quello che dipende dalla nostra piccolezza per portare verso di loro la Luce di Cristo e far spandere su di loro i raggi del Cuore di Gesù.
A questo scopo, per fare per questi infelici quello che vorremmo fosse fatto a noi, se fossimo al loro posto, vorremmo fondare sulla frontiera marocchina, non una Trappa, non un grande e ricco monastero, non un’azienda agricola, ma una sorta d’umile piccolo eremo, dove alcuni monaci potrebbero vivere di qualche frutto e d’un po’ d’orzo raccolti con le loro mani, in una clausura stretta, nella penitenza e adorazione del Santissimo Sacramento, non uscendo da loro recinto, senza predicare, ma dando ospitalità a chiunque venga, buono o cattivo, amico o nemico, musulmano o cristiano. È l’evangelizzazione, non con la parola, ma con la presenza del Santissimo Sacramento, l’offerta del divino Sacrificio, la preghiera, la penitenza, la pratica delle virtù evangeliche, la carità – una carità fraterna e universale che divide fino all’ultimo boccone di pane con ogni povero, ogni ospite, ogni sconosciuto che si presenti, e ricevendo ogni umano come un fratello amatissimo.
Che punto scegliere per tentare questa piccola fondazione? – Il più favorevole al bene delle anime, un punto in cui si possa entrare in relazione con i Marocchini, il punto meglio posto per fare cuneo, breccia, e penetrare più tardi, un passo alla volta, il lato per il quale il Marocco è più abbordabile all’Evangelizzazione. Credo che sia il Sud. Mi sembra dunque che bisognerebbe porsi in qualche punto d’acqua solitario tra Ain-Sefra e il Tuat. Si darebbe un’umile ospitalità ai viaggiatori, alle carovane, e anche ai nostri soldati. Non temiamo né la fatica, né il pericolo, al contrario, li amiamo e ce li auguriamo. Nessuno conosce meglio di lei questa regione: faccio dunque ricorso a lei, e la prego di volere, lei che mi ha sempre colmato di bontà, farmi ancora questa grazia d’indicarmi quale punto dell’estremo Sud le sembrerebbe meglio situato per un primo piccolo insediamento.
Raccomando il nostro umile progetto alle sue preghiere, lei che ama tanto l’Algeria e il Marocco. Degni credere al mio rispettosissimo e devotissimo affetto.
Il suo umile servo in Gesù. – fr. Charles di Gesù (Charles de Foucauld)17.
[De Castries manda all’amico il libro che aveva pubblicato nel 1897, L’Islam. Impressions et études. La lettura del libro, nel mese di luglio, suscita alcune lettere fra le quali, la più famosa, quella del 14 luglio 1901, in cui Charles confessa come anche lui è stato “sedotto all’eccesso”, “sconvolto” dall’Islam e in cui racconta le circostanze della sua conversione. Evidentemente sente come un dovere di riconoscenza verso quegli uomini di fede “che gli hanno fatto intravedere qualcosa di più grande delle occupazioni mondane”.]
A Henry de Castries – Notre-Dame des Neiges, 14 luglio 1901
[Dopo la lunga confessione] …All’inizio, la fede ebbe parecchi ostacoli da vincere; io che avevo tanto dubitato, non credetti tutto in un giorno; ora i miracoli del Vangelo mi sembravano incredibili; ora volevo mescolare dei brani del Corano nelle preghiere. Ma la grazia divina e i consigli del mio confessore dissiparono queste nubi. Desideravo essere religioso, non vivere che per Dio, e fare quello che era il più perfetto, qualunque cosa fosse…
… Questa pace infinita, questa luce radiosa, questa felicità inalterabile di cui godo da dodici anni, la troverà camminando per la strada che il buon Dio mi ha fatto seguire: pregare; prendere un buon confessore scelto con cura, e seguire accuratamente i suoi consigli, come si seguono quelli di un buon professore; leggere, rileggere, meditare il Vangelo e sforzarsi di praticarlo. Con queste tre cose, non può mancare d’arrivare rapidamente a questa luce che trasforma tutte le cose della vita, e fa della terra un cielo unendovi la nostra volontà a quella di Dio… GESÙ l’ha detto: è la sua prima parola ai suoi apostoli, la sua prima parola a tutti quelli che hanno sete di conoscerLo: “Venite et videte”18; “Cominciate col “venire” seguendomi, imitandomi, praticando i miei insegnamenti; e in seguito “vedrete”, goderete della luce, nella stessa misura in cui avrete praticato…”… “Venite et videte”, ho visto talmente, per mia esperienza, la verità di queste parole, che le scrivo questa lettera per dirglielo…
A padre Jérôme – Notre-Dame des Neiges, 17 luglio 1901
…Ho pensato fedelmente a lei, pregato per lei, durante questo lungo silenzio. Silenzio, lo sa, è tutto il contrario dell’oblio e della freddezza: in meditatione exardescet ignis20. È nel silenzio che si ama più ardentemente: il rumore e le parole spengono spesso il fuoco interiore: restiamo silenziosi, mio caro Padre, come Santa Maddalena, come San Giovanni Battista: supplichiamo GESÙ di accendere in noi quel grande fuoco che rendeva la loro solitudine e il loro silenzio così beato. Come hanno dovuto amare!
Il mio primo passo, sbarcando dalla Terrasanta, quasi un anno fa, è stato per salire alla Ste-Baume21. Possa questa cara e benedetta Santa Maddalena prenderci tutti e due sotto la sua protezione, tenervici piuttosto, perché ci ha già preso, e insegnarci l’AMORE; insegnarci a perderci totalmente in GESÙ nostro Tutto, ed essere perduti per tutto quello che non è Lui.
Scrivo a lungo a P. Henri22; lo prego di mostrarle quanto scrivo, vi vedrà la vita della mia anima, i miei desideri, i miei progetti, quello che credo mio dovere fare, nonostante la mia indegnità e la mia impotenza. Se contassi su di me, i miei desideri sarebbero insensati, ma conto su Dio che ci ha detto: “Se qualcuno mi vuol servire, mi segua”23, che ci ha così spesso ripetuto questa parola: “Seguitemi”, che ci ha detto: “Amate il vostro prossimo come voi stessi24, fate agli altri quello che vorreste fosse fatto a voi25”. Non mi è possibile praticare il precetto della carità fraterna senza consacrare la mia vita a fare tutto il bene possibile a questi fratelli di Gesù ai quali manca tutto poiché manca loro Gesù. …Quello che vorrei per me, lo devo fare per gli altri: “Fa’ quello che vuoi che ti facciano”, e lo devo fare per i più dimenticati, per i più abbandonati, andare alle pecore più sperdute, offrire il mio convito, il mio banchetto divino, non ai miei fratelli, né ai miei vicini ricchi (ricchi della conoscenza di tutto quello che questi infelici non conoscono), ma a questi ciechi, a questi mendicanti, a questi storpi, mille volte di più da compiangere di quelli che soffrono nel corpo. E non credo di poter far loro maggior bene che portare loro, come Maria nella casa di Giovanni, alla Visitazione, Gesù, il bene dei beni, il SANTIFICATORE supremo, GESÙ che sarà sempre presente tra loro nel Tabernacolo, e spero nell’ostensorio, GESÙ che si offre ogni giorno sull’altare per la loro conversione; GESÙ che li benedice ogni giorno: ecco il bene dei beni, il nostro tutto, GESÙ: nello stesso tempo, pur tacendo, si farebbe conoscere ai nostri fratelli che li ignorano, non con la parola, ma con l’esempio e soprattutto con l’universale carità, quella che è la nostra religione, quello che è lo spirito cristiano, quello che è il CUORE di GESÙ26…
[Il 1° settembre 1901 don Huvelin scrive al superiore generale dei Padri Bianchi, mons. Livinhac, una lettera di presentazione di Charles de Foucauld, gli parla della sua vocazione per il mondo musulmano, di come il soggiorno in Algeria, il viaggio in Marocco, gli anni passati in Palestina, l’abbiano” reso resistente per questa missione”. Spiega di aver visto maturare la sua vocazione, che, in coscienza, gli sembra “venire da Dio”: “Amore del silenzio, dell’azione oscura… Niente di bizzarro né di straordinario, ma strumento duro per un rude lavoro…. Fermezza, desiderio d’andare fino in fondo nell’amore e nel dono, – di trarne tutte le conseguenze, – mai scoraggiamento, mai, – un po’ d’asprezza a volte, – ma che si è tanto addolcita!”27.
A sua volta, il 5 settembre, p. Henri, che era stato compagno di studi di Charles a Roma ed ora è priore di Staueli, scrive a padre Charles Guérin, dei Padri Bianchi, appena nominato prefetto apostolico del Sahara, per salutarlo prima della partenza:
Algeri, 5 settembre 1901 – … P. Duffourd mi ha parlato di un affare che lei doveva trattare a voce con un ex ufficiale della provincia d’Orano che desiderava ritornarci – poi un dispaccio che avreste inviato l’altro ieri. Mi sono appena informato al telegrafo; non hanno ricevuto niente. Penso che si tratti del nostro ex Padre Albéric. – Charles de Foucauld, o meglio Charles di Gesù. Le mando per conoscenza l’ultima lettera che ho ricevuto di lui; lei non era ancora nominato quando me l’ha scritta, ma ha avuto certamente conoscenza dei suoi progetti, e mi chiedo se non sia in viaggio per venire a intendersi con lei. Può aver creduto che fosse già fra noi: non è così. Ma se lo giudica opportuno, può telegrafare a N-D. des Neiges, e avrebbe forse il tempo di venire a sua richiesta prima di martedì. Se avesse l’opportunità di averlo come collaboratore, ne sarei felicissimo per lei e per lui. È la più bell’anima che conosca; d’una generosità incredibile, s’avanza a passi da gigante nella via del sacrificio e ha un desiderio insaziabile di dedicarsi all’opera della redenzione degli infedeli. È capace di tutto – salvo forse d’accettare una direzione troppo stretta. Il R.P. Dom Martin ha dovuto raccomandarlo a mons. Livinhac; tutto quello che posso aggiungere, è che avendo vissuto sei mesi in sua intimità, sono stato sempre profondamente edificato dalla sua virtù eroica. C’è in lui la stoffa di molti santi. La sua sola presenza è una predicazione eloquente, e nonostante la singolarità apparente della missione alla quale si crede chiamato, lo accoglierei con tutta sicurezza nella sua prefettura apostolica.
A Dio, mio Reverendo e carissimo Padre, da vicino come da lontano, le sarò sempre ben unito in N.S. con l’affetto e la preghiera. Il suo umilmente devoto fr. M. Henri 28
Più tardi, in una lettera del 3 aprile 1902, madre St-Michel, badessa delle Clarisse di Nazareth, scriveva a dom Martin:
… Ho sentito dire che questo buon Padre era visibilmente benedetto dal buon Dio, nella sua opera nascente. Credo che egli sia ora dove il buon Dio lo vuole, e che quello che in lui poteva sembrare incostanza non era che l’inquietudine di un’anima che non è nella sua strada. Si ricorda, Padre, quante volte San Benedetto Labre è uscito dalla Trappa ? Preghiamo perché la santa volontà del Buon Dio sia fatta sempre in lui. È molto attaccato a lei, perché i santi si capiscono29…
Fratel Charles lasciava l’Abbazia di Notre-Dame des Neiges il venerdì 6 settembre 1901 e, dopo un rapido pellegrinaggio alla Sainte-Baume l’830, s’imbarcava il 9 da Marsiglia e il 10 era ad Algeri. ]
Alla cugina Marie de Bondy – Algeri, 10 settembre 1901
Ho trovato con riconoscenza, confusione ed emozione p. Henri e mons. Guérin (vicario apostolico del Sahara, ormai mio vescovo)31 che mi attendevano sulla banchina… Dopo aver conversato un poco, p. Henri è tornato a Staueli, e mons. Guérin mi ha condotto a Maison-Carrée32 …È deciso che andrò a stabilirmi in una guarnigione francese che si chiama Beni-Abbès… È un’importante oasi del Sahara, posta alla frontiera marocchina! …L’opera affidata al suo figliolo è mirabilmente bella: portare il Santissimo Sacramento più lontano nel Sahara, verso Sud e verso Ovest, più di quanto probabilmente non è stato fatto finora, ma in ogni caso dai tempi di Sant’Agostino33; santificare gli infedeli con la divina presenza, portare il soccorso della religione ai nostri soldati morenti. È una missione grandissima, molto bella, ma che richiede tante virtù… Il buon Dio non viene mai meno, e sono sicuro di avere tutto il suo aiuto; ma temo di non essergli fedele e diffido di me… preghi tanto affinché sia fedele34 …
[All’amico de Castries, che si trova nel dubbio e nella solitudine, Charles propone un direttore spirituale.]
A Henry de Castries – Staueli, 30 settembre 1901
…Vorrei avere un nome da designarle, un indirizzo da indicarle. Non oso indicarle il mio direttore – vero padre per me – è il solo col quale ho fiducia perfetta (si chiama M. l’Abbé Huvelin, 6 rue de Laborde, Paris), – perché da anni è talmente prostrato da malattie e infermità che non lascia quasi mai il letto, e in questo momento è completamente sordo: la sua vita è quasi una morte. Se vuole, però, gli posso parlare di lei: se il suo corpo l’abbandona, il cuore e lo spirito restano in lui più vivi che mai e il suo cuore così caldo amerà la sua anima e mi darà per lei un consiglio che le trasmetterò; forse, nonostante tutto, potrebbe vederla; oppure le indicherà qualcuno… Ma non mi permetterò di parlargli di lei senza la sua autorizzazione: se vuole che lo faccia, mi scriva una parola.
Mi lasci, tutto miserabile come sono, darle un consiglio, anzi due: il primo, è di avvicinarsi, qualunque dubbio possa avere, un po’ più spesso ai sacramenti, facendo le cose del suo meglio e pregando Dio “di venire in aiuto all’incredulità”35; le farà bene… il secondo è di continuare a pregare, qualunque difficoltà abbia, per quanto si senta poco fervente, per quanto sia distratto: per preghiera, non intendo delle preghiere recitate a memoria, ma la semplice adorazione con o senza parole: tenersi ai piedi di Dio con la volontà, l’intenzione di adorarlo. – Per la preghiera, come per i sacramenti, Dio vedrà la sua buona volontà, e la ricompenserà facendo scendere su di lei una grazia sempre più abbondante.
Sia persuaso, caro amico, che se Dio l’ha lasciato senza direttore fino ad oggi, non l’ha lasciato senza grazie: gliene ha fatte d’immense, che io ammiro: questo sentimento così profondo e così chiaro dell’adorazione, quest’umiltà così vera, questa giustizia, quest’amore e questo bisogno di verità, questa vita tutta spesa a fare il bene, tante altre virtù, sono il frutto di una grazia tutta particolare; questa “fame e sete di giustizia” che è una delle beatitudini, Dio l’ha messa in lei, ciò che è una grazia divina. Sono persuaso che Egli porterà a compimento ciò che ha cominciato; Egli ha detto: “Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati”, e “chi viene a me, non lo rifiuterò”36…
[Essendo il Sahara sotto recente occupazione militare, fr. Charles avrà bisogno, per il suo insediamento, delle autorizzazioni sia civili sia militari. Raccomandato dall’amico e vecchio compagno di corso comandante Lacroix37, capo del Servizio degli Affari Indigeni d’Algeria, otterrà il permesso di andare a Beni-Abbès presentandosi come “prete libero per dare soccorso religioso ai soldati, senza parlare né di convento né di niente di simile: il resto verrà da sé senza rumore nella maniera che Gesù vorrà”, come scrive a Dom Martin38. Padre Guérin riflette, prima di dargli il permesso, e comunque, se partirà, sarà “a suo rischio e pericolo”39
Don Huvelin gli augura: “Nostro Signore l’accompagni e le conceda di fare del bene, di unire il suo lavoro al suo, il suo sangue al Suo sangue”40.]
1 LAH, p. 110.
2 Del lungo scritto su questa” Elezione”, estraiamo soltanto ciò che ci interessa, come tappa significativa nella ricerca di fratel Charles. L’intero testo è stato pubblicato più volte, a cominciare dalla prima Antologia. Esso costituiva una specie di brutta copia di quello che scrive in una lettera a don Huvelin, lo stesso 26 aprile (cf. LAH, 115-121).
3 Il Francescano che lo aveva accolto a Nazareth, aveva riconosciuto nello strano mendicante, il ricco pellegrino di tre anni prima e, a sua insaputa, lo aveva raccomandato alle Clarisse. Lui che si sente chiamato a “passare sconosciuto sulla terra come un viaggiatore nella notte”, come ripete più volte nei suoi scritti, si trova scoperto!
4 A don Huvelin.
5 UP, p. 137-142.
6 Passa prima da Milano, il 28 agosto (per pregare sotto il fico della conversione di Sant’Agostino, secondo Gorrée, Sur les traces…, cit., p. 111), quindi a Loreto, il 29. A Roma alloggia nei pressi dei Sacramentini di S. Claudio, per poter godere dell’esposizione dell’Eucarestia ed essendo anno giubilare, fa a piedi vari pellegrinaggi (tutti, compresi quello a Milano e Loreto, segnati nel quaderno-agenda delle date da ricordare, cf. VN, p. 202.
6 “Nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46). Cf. “preghiera d’abbandono” del 1896.
7 “Fuoco accendere sulla terra” (Lc 12, 49) e “Salvare ciò che era perduto” (Mt 18, 11). Lasciamo per lo più senza riferimenti le successive citazioni evangeliche.
8 “Chi?”. Charles usava abitualmente, come metodo di discernimento, il cosiddetto “esametro di Quintiliano”, cioè del grande teorico della retorica classica, contemporaneo di Augusto: Chi? Che cosa? Dove? Con che mezzi? Perché? Come? Quando? La retorica, nel suo significato originario di arte del parlare e dello scrivere con argomenti persuasivi, era, all’epoca, non solo una materia di studio nelle scuole superiori, ma la disciplina che dava il nome al corso di Liceo che precedevano la filosofia, corso che Charles aveva frequentato a Nancy nel 1873-74. Il giovane Charles, del resto, leggeva con passione, anche per conto suo, i classici latini ed aveva persino fondato, con Gabriel Tourdes e pochi altri compagni, un’Accademia di letteratura.
9 “In fretta”, come nella citazione precedente, cf. Lc 1, 39.
10 Torna per la prima volta il Marocco della gioventù!
11 Cf. Mt 9, 9; 19, 21 e per.; Gv 1, 43; 21, 19.
12 Cf. Lc 14, 13. Vedi SD, p. 73-79.
13 CCDP, p. 423.
14 Cf. Introduzione LHC.
15 LAH, p. 158.
16 Parla al plurale, forse perché spera che un monaco trappista, p. Augustin, col quale ha parlato, lo segua presto…
17 LHC, p. 83-85. L’amico comprenderà che Charles ha in mente una zauia, ossia un luogo di preghiera e di ospitalità, tenuto da confraternite religiose (le stesse che avevano accolto Charles, secondo l’ospitalità sacra musulmana, durante la sua ricognizione del Marocco, salvandogli la vita). Cf. seconda lettera di Charles, dell’8 luglio 1901, LHC, p. 85-87.
18 Gv 1, 39.
19 L’intera lettera è in LHC, p. 92-101. I brani qui presenti si trovano a p. 97 e 99-100.
20 Cf. Sl 39, 4.
21 “Santo Balsamo”, la grotta, luogo di pellegrinaggio nei pressi di Aix-en-Provence, in cui, secondo la tradizione provenzale, Maria di Magdala terminò la sua vita come eremita. Charles aveva scelto Magdeleine come una delle sue protettrici e la chiamerà “patrona del deserto”.
22 Priore della Trappa di Staueli dopo la morte di p. Louis de Gonzague. Lettera perduta.
23 Cf. Gv 12, 26.
24 Cf. Mt 19, 19 e par.
25 Cf. Mt 7, 12.
26 CCDP, p. 239-240.
27 B, 167.
28 CCDP, p. 246-247.
29 CCDP, p. 288-289.
30 Nonostante si sia imbarcato il 9, ricorderà come partenza dalla Francia il giorno 8, che celebrerà tra gli anniversari (cf. VN, p. 186).
31 Charles Guérin era allora appena ventinovenne. Quel giorno andarono insieme a pregare alla basilica di Notre-Dame d’Afrique. S’intesero subito. Il 1° novembre p. Henri di Staueli scriveva a dom Martin di Notre-Dame des Neiges: “Queste due anime erano fatte per comprendersi ed apprezzarsi reciprocamente” (CCDP, p. 259). La loro intensa amicizia è effettivamente testimoniata dalla corrispondenza da poco pubblicata per intero in Correspondances Sahariennes, Cerf, Paris 1998: le lettere di mons. Guérin furono tra le poche salvate da fr. Charles, che di solito bruciava, per discrezione e prudenza, ciò che riceveva.
32 La casa madre dei Padri Bianchi.
33 Più volte richiamerà il legame diretto con Sant’Agostino.
34 LMB, p. 74-75.
35 Mc 9, 24.
36 Mt 5, 6 e Gv 6, 37. La lettera si trova in LHC, p. 105-107.
37 Lacroix (1855-1910), incontrando Charles prima della partenza, gli regala una grammatica tamashec, cioè della lingua Tuareg. Charles gli dirà poi che è stato “profeta” con quel regalo (anche se poi constaterà l’inesattezza di quella grammatica e ne farà un’altra). Cf. G. Gorrée, Les amitiés Sahariennes du Père de Foucauld, Arthaud, Paris 1941, t. 2°, p. 43.
38 CCDP, p. 251. Era già cominciato il periodo in cui si discutevano le leggi di soppressione di conventi e seminari, con l’espulsione di religiosi e preti, ed era quindi assolutamente proibito di fondare monasteri, tantomeno nuove congregazioni, come si vedrà meglio in seguito. La Camera dei deputati approverà la soppressione degli ordini religiosi insegnanti e predicatori nel 1903.
39 CS, p. 29.
40 LAH, p. 163.
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Last Updated: 27 Novembre 2018 by Redazione
Prete per gli altri
Charles de Foucauld
Dalle lettere e meditazioni
[Si consiglia di vedere prima le “Generalità” di questa sezione]
5. Prete per gli altri
Nell’aprile 1900, quando si sovrappongono diversi progetti, tra i quali quello della fondazione sul Monte delle Beatitudini, Charles valuta per la prima volta in modo determinato la possibilità di farsi prete. Il giorno della festa del Sacro Cuore presenta il progetto al patriarca latino mons. Piavi, che non gli presta la minima attenzione… Il progetto cadrà: resta la decisione di farsi prete e di lasciare il “dolce nido di Santa Chiara”, come scrive a don Huvelin 1.
La notte di “ELEZIONE” del 26 aprile 19002
…Non è che da ieri, festa di San Marco, che ho visto che bisognava che ricevessi il sacerdozio… In precedenza, il mio grande desiderio d’umiltà, d’abiezione e di ultimo posto, me ne allontanava… Ieri ho visto con una grande luce che bisognava che lo ricevessi …. Siccome oggi è la festa della Madonna del Buon Consiglio ho creduto venuto il momento di fare un’elezione, ho passato la notte davanti al Santissimo Sacramento, e dopo aver pregato ho scritto questa elezione. Dopo la settimana santa la visione monastica, che era sopita e non spenta in me, mi aveva ripreso con una grande forza…; vedevo che per condurre la vita di Nazareth, la mia vocazione, mi occorreva il Santissimo giorno e notte, mi occorrevano opere di carità, un silenzio, una povertà, un lavoro, una vita di dolore e di croce incomparabili con la mia vita di qui…
La seconda cosa da aggiungere è che non vi potrebbe essere per me questione della Trappa… L’ho lasciata perché vi sono entrato – e per gli stessi motivi – non per incostanza, ma per costanza nel cercare un ideale [“la povertà di Gesù”] che speravo di trovarvi, che non vi ho trovato….
La terza cosa è che, in ogni modo, il mio soggiorno a S. Chiara non può prolungarsi indefinitamente: se vi fossi sconosciuto, se vi fossi stato ricevuto sconosciuto, se vi fossi utile con un lavoro ben determinato, sì, lo potrei… Ma vi ero conosciuto prima di entrare, mi hanno ricevuto perché mi conoscevano (senza dirmelo)3… …E poi, ciò che è più grave è che per seguire Gesù Crocifisso, devo condurre una vita di croce mentre qui è una vita di delizie. È il riposo, il godimento; ciò non può durare; non mi devo addormentare nelle delizie, ma soffrire con Gesù. Credo con tutto il cuore che Dio stesso mi ha condotto qui, non ne posso dubitare; mi aveva combinato questo dolce nido, ma credo anche che si avvicina l’ora in cui vuole che me ne distacchi …
È il mio spirito che ha parlato finora – che cosa sente il mio cuore?
1° una volontà incrollabile di fare la volontà di Dio qualunque essa sia.
2° un sentimento di gioia a fare tutto ciò che piacerà a Dio, qualunque cosa sia…
3° un rimpianto naturale e umano – molto vile – della mia vita così dolce, così tranquilla al presente.
4° un’apprensione e come una sorta di vertigine alla vista di questa vita nuova che si apre per me – sono stato così sorretto finora! Là sarò isolato! … – gettarmi in acqua… mi sembra di uscire dalla barca, come san Pietro, per camminare sulle onde durante la tempesta.
5° l’umiliazione di vedermi così vigliacco, così debole, così attaccato al mio benessere e al mio riposo, così tiepido nella fede, nella speranza e nella carità.
6° la fiducia assoluta che, se sono fedele, la volontà di Dio si compirà – non soltanto nonostante gli ostacoli, ma grazie agli ostacoli – gli ostacoli sono il segno che la cosa piace a Dio – la debolezza dei mezzi umani è causa di forza – Dio fa servire i venti contrari per condurci in porto.
7° una pace profonda, una vera gioia di tutto ciò che mi succede, e nessun rammarico di niente.
8° una crescita d’amore per queste buone sorelle di Santa Chiara presso le quali ho passato 3 anni ½ così dolci e benedetti.
9° confusione di presentare io peccatore, io ignorante, io isolato, io niente, una Regola a mio modo, costruita in tutte le sue parti, però la convinzione che mancherei al mio dovere non facendola, perché il pensiero di questa fondazione è un pensiero costante da 7 anni, e per me, che sono religioso nell’anima, è impossibile condurre, anche per un giorno, una vita che non sia regolata. Del resto, ho la convinzione profonda che Dio sarebbe glorificato da questa fondazione e che risponderebbe al bisogno di più di un’anima perché non ha equivalente. Infine, ciò che mi porta a inviarle4 senza timore, nonostante la mia confusione, un estratto di questa regola, è la frase di Nostro Signore a Santa Teresa che mi incoraggia così spesso nelle mie viltà e nei miei bassi rispetti umani: “O sarai glorificato, o sarai disprezzato; nei due casi, ci guadagni”.
10° un sentimento profondo e di continuo crescente, che per glorificare Dio e “compiere quaggiù l’opera del Padre celeste”, bisogna innanzi tutto che gusti la croce “di cui Gesù ci ha lasciato l’esempio” e che finora non ho toccato con mano5.
[Con l’intenzione di un incontro faccia a faccia con don Huvelin, fratel Charles lascia bruscamente Nazareth, sbarca a Marsiglia il 16 agosto 1900, va subito in pellegrinaggio alla Sainte-Baume e raggiunge Parigi. Don Huvelin gli conferma la scelta di farsi prete e di prepararsi a Notre-Dame des Neiges. Vi arriva il 29 settembre, dopo un soggiorno a Roma6 (per un servizio per conto delle Clarisse). Si tratta di un lungo periodo di ritiro e di assoluto silenzio. Il 2 marzo 1901, vigilia della domenica di passione, viene ordinato diacono. I ritiri per il diaconato e per il sacerdozio lo spingono per la prima volta a non pensare più alla Terrasanta.]
L’”ELEZIONE” del 6 giugno 1901 (solennità del Corpus Domini) durante il ritiro per l’ordinazione sacerdotale
In manus tuas commendo spiritus meum 6
[Dopo una prima parte, composta di una serie di frasi del Vangelo]
Parte seconda
Ignem mittere in terram… salvare quod perierat7
Quis?8 Colui che deve “seguire”, imitare GESÙ, il Salvatore, il Buon Pastore, venuto a “portare il fuoco sulla terra” e “salvare ciò che era perduto”.
Quid? La fondazione dei Piccoli Fratelli del Sacro Cuore di Gesù (secondo l’elezione del ritiro di diaconato).
Ubi? Là dove è il più perfetto. Non là dove vi sarebbero maggiori probabilità umane di avere novizi, autorizzazioni canoniche, soldi, terreni, appoggi: no; ma là dove è più perfetto in sé, il più perfetto secondo le parole di Gesù, il più conforme alla perfezione evangelica, il più conforme all’ispirazione dello Spirito Santo; là dove andrebbe Gesù: alla “pecora più perduta”, al “fratello” di Gesù “più ammalato”, ai più abbandonati, a quelli che hanno meno pastori, a quelli che sono “nelle tenebre più spesse”, nell’ombra della morte più “profonda”, ai più “prigionieri” del demonio, ai più “ciechi”, ai più “perduti”. Innanzitutto: agli infedeli (musulmani e pagani) del Marocco e delle regioni limitrofe dell’Africa del Nord.
Quibus auxiliis? Gesù solo: perché “cercate il regno di Dio e la sua giustizia, e il resto vi sarà dato in sovrappiù” e “se voi rimanete in me e io in voi, tutto quello che mi domanderete, si compirà”. Gesù non ha dato nessun altro aiuto ai suoi apostoli: se faccio le loro opere, riceverò le loro grazie.
Cur? È così che posso maggiormente glorificare Gesù, amarlo, obbedirgli, imitarlo il più possibile? … a questo mi spingono il Vangelo, l’attrattiva, il mio direttore. È questo che mi chiede l’amore di Dio e l’amore del prossimo…
Quomodo? “Come pecore in mezzo ai lupi” … “senza denaro, né bisaccia, né due tuniche” … “chi non rinuncia a tutto ciò che possiede, non può essere mio discepolo”.
Quando? “Maria partì in fretta per la montagna”. Quando si è pieni di Gesù, si è pieni di Carità…
Osservazioni sulla precedente elezione
[Charles de Foucauld viene ordinato prete a Viviers, nella cappella del Seminario Maggiore, il 9 giugno 1901. Dopo una lunga adorazione di ringraziamento, concede alla sorella Marie di rivederlo dopo più di undici anni.
Fratel Augustin Juillet, che avrebbe voluto seguirlo, il giorno dell’ordinazione gli chiede un ricordo: gli dà un cartoncino con il cuore sormontato dalla croce e il motto JESUS CARITAS e come testo: portare il fuoco sulla terra. Salvare ciò che era perduto13.
Rimane nel monastero e comincia subito ad informarsi sull’Africa del Nord, riprendendo contatto, dopo dodici anni, con un ufficiale della riserva, un tempo autorevole addetto agli “Affaires indigènes”, Henry de Castries (1850-1927), compagno di corso e amico di suo cugino Louis de Foucauld. Topografo, cartografo, storico del sud algerino e del Marocco, innamorato del mondo arabo, De Castries aveva per primo raccolto informazioni sulle regioni limitrofe alla frontiera algerina e di queste si era servito Charles nel suo primo approccio del Marocco (per ringraziarlo gli aveva fatto dono del manoscritto della sua esplorazione). Non c’era persona più esperta per chiedere consiglio e appoggio per una fondazione nel sud oranese alla frontiera del Marocco, frontiera del resto fragile e che sarà delimitata ufficialmente solo un anno dopo, nel 1902. Charles intreccerà d’ora in poi con l’amico una corrispondenza di grande intimità, significativa anche per la confessione dei reciproci rapporti con la fede islamica, che aveva affascinato entrambi14.
Don Huvelin, che avrebbe voluto che il suo figlio spirituale rimanesse più a lungo a Notre-Dame des Neiges, si riconcilia con l’idea dell’Africa e conclude: “Segua l’impulso che la spinge, figliolo; non è quello che avrei sognato, ma credo che sia l’ispirazione di Dio… Vada dove il Maestro la chiama. Benedico le sue intenzioni, i suoi progetti, attraverso i quali lei tende soltanto ad offrirsi a Lui ed a compiere la Sua opera sulla terra. Farò tutto quello che potrò per aiutarla”15.]
A Henry de Castries – Notre-Dame des Neiges, 23 giugno 1901
Il silenzio del chiostro non è quello dell’oblio. Più di una volta, durante questi dodici anni di benedetta solitudine, ho pensato a lei e pregato per lei. Recentemente mio cugino Louis mi ha dato buone notizie di lei, che mi hanno fatto bene.
È per il buon Dio che mantengo il silenzio; è anche per Lui che lo rompo oggi. Siamo alcuni monaci16 che non possiamo recitare il Padre Nostro senza pensare con dolore a questo vasto Marocco dove tante anime vivono senza “santificare Dio, far parte del suo regno, compiere la sua volontà, né conoscere il pane divino della Santa Eucarestia”, e sapendo che bisogna amare queste povere anime come noi stesse, vorremmo fare, con l’aiuto di Dio, tutto quello che dipende dalla nostra piccolezza per portare verso di loro la Luce di Cristo e far spandere su di loro i raggi del Cuore di Gesù.
A questo scopo, per fare per questi infelici quello che vorremmo fosse fatto a noi, se fossimo al loro posto, vorremmo fondare sulla frontiera marocchina, non una Trappa, non un grande e ricco monastero, non un’azienda agricola, ma una sorta d’umile piccolo eremo, dove alcuni monaci potrebbero vivere di qualche frutto e d’un po’ d’orzo raccolti con le loro mani, in una clausura stretta, nella penitenza e adorazione del Santissimo Sacramento, non uscendo da loro recinto, senza predicare, ma dando ospitalità a chiunque venga, buono o cattivo, amico o nemico, musulmano o cristiano. È l’evangelizzazione, non con la parola, ma con la presenza del Santissimo Sacramento, l’offerta del divino Sacrificio, la preghiera, la penitenza, la pratica delle virtù evangeliche, la carità – una carità fraterna e universale che divide fino all’ultimo boccone di pane con ogni povero, ogni ospite, ogni sconosciuto che si presenti, e ricevendo ogni umano come un fratello amatissimo.
Che punto scegliere per tentare questa piccola fondazione? – Il più favorevole al bene delle anime, un punto in cui si possa entrare in relazione con i Marocchini, il punto meglio posto per fare cuneo, breccia, e penetrare più tardi, un passo alla volta, il lato per il quale il Marocco è più abbordabile all’Evangelizzazione. Credo che sia il Sud. Mi sembra dunque che bisognerebbe porsi in qualche punto d’acqua solitario tra Ain-Sefra e il Tuat. Si darebbe un’umile ospitalità ai viaggiatori, alle carovane, e anche ai nostri soldati. Non temiamo né la fatica, né il pericolo, al contrario, li amiamo e ce li auguriamo. Nessuno conosce meglio di lei questa regione: faccio dunque ricorso a lei, e la prego di volere, lei che mi ha sempre colmato di bontà, farmi ancora questa grazia d’indicarmi quale punto dell’estremo Sud le sembrerebbe meglio situato per un primo piccolo insediamento.
Raccomando il nostro umile progetto alle sue preghiere, lei che ama tanto l’Algeria e il Marocco. Degni credere al mio rispettosissimo e devotissimo affetto.
Il suo umile servo in Gesù. – fr. Charles di Gesù (Charles de Foucauld)17.
[De Castries manda all’amico il libro che aveva pubblicato nel 1897, L’Islam. Impressions et études. La lettura del libro, nel mese di luglio, suscita alcune lettere fra le quali, la più famosa, quella del 14 luglio 1901, in cui Charles confessa come anche lui è stato “sedotto all’eccesso”, “sconvolto” dall’Islam e in cui racconta le circostanze della sua conversione. Evidentemente sente come un dovere di riconoscenza verso quegli uomini di fede “che gli hanno fatto intravedere qualcosa di più grande delle occupazioni mondane”.]
A Henry de Castries – Notre-Dame des Neiges, 14 luglio 1901
[Dopo la lunga confessione] …All’inizio, la fede ebbe parecchi ostacoli da vincere; io che avevo tanto dubitato, non credetti tutto in un giorno; ora i miracoli del Vangelo mi sembravano incredibili; ora volevo mescolare dei brani del Corano nelle preghiere. Ma la grazia divina e i consigli del mio confessore dissiparono queste nubi. Desideravo essere religioso, non vivere che per Dio, e fare quello che era il più perfetto, qualunque cosa fosse…
… Questa pace infinita, questa luce radiosa, questa felicità inalterabile di cui godo da dodici anni, la troverà camminando per la strada che il buon Dio mi ha fatto seguire: pregare; prendere un buon confessore scelto con cura, e seguire accuratamente i suoi consigli, come si seguono quelli di un buon professore; leggere, rileggere, meditare il Vangelo e sforzarsi di praticarlo. Con queste tre cose, non può mancare d’arrivare rapidamente a questa luce che trasforma tutte le cose della vita, e fa della terra un cielo unendovi la nostra volontà a quella di Dio… GESÙ l’ha detto: è la sua prima parola ai suoi apostoli, la sua prima parola a tutti quelli che hanno sete di conoscerLo: “Venite et videte”18; “Cominciate col “venire” seguendomi, imitandomi, praticando i miei insegnamenti; e in seguito “vedrete”, goderete della luce, nella stessa misura in cui avrete praticato…”… “Venite et videte”, ho visto talmente, per mia esperienza, la verità di queste parole, che le scrivo questa lettera per dirglielo…
A padre Jérôme – Notre-Dame des Neiges, 17 luglio 1901
…Ho pensato fedelmente a lei, pregato per lei, durante questo lungo silenzio. Silenzio, lo sa, è tutto il contrario dell’oblio e della freddezza: in meditatione exardescet ignis20. È nel silenzio che si ama più ardentemente: il rumore e le parole spengono spesso il fuoco interiore: restiamo silenziosi, mio caro Padre, come Santa Maddalena, come San Giovanni Battista: supplichiamo GESÙ di accendere in noi quel grande fuoco che rendeva la loro solitudine e il loro silenzio così beato. Come hanno dovuto amare!
Il mio primo passo, sbarcando dalla Terrasanta, quasi un anno fa, è stato per salire alla Ste-Baume21. Possa questa cara e benedetta Santa Maddalena prenderci tutti e due sotto la sua protezione, tenervici piuttosto, perché ci ha già preso, e insegnarci l’AMORE; insegnarci a perderci totalmente in GESÙ nostro Tutto, ed essere perduti per tutto quello che non è Lui.
Scrivo a lungo a P. Henri22; lo prego di mostrarle quanto scrivo, vi vedrà la vita della mia anima, i miei desideri, i miei progetti, quello che credo mio dovere fare, nonostante la mia indegnità e la mia impotenza. Se contassi su di me, i miei desideri sarebbero insensati, ma conto su Dio che ci ha detto: “Se qualcuno mi vuol servire, mi segua”23, che ci ha così spesso ripetuto questa parola: “Seguitemi”, che ci ha detto: “Amate il vostro prossimo come voi stessi24, fate agli altri quello che vorreste fosse fatto a voi25”. Non mi è possibile praticare il precetto della carità fraterna senza consacrare la mia vita a fare tutto il bene possibile a questi fratelli di Gesù ai quali manca tutto poiché manca loro Gesù. …Quello che vorrei per me, lo devo fare per gli altri: “Fa’ quello che vuoi che ti facciano”, e lo devo fare per i più dimenticati, per i più abbandonati, andare alle pecore più sperdute, offrire il mio convito, il mio banchetto divino, non ai miei fratelli, né ai miei vicini ricchi (ricchi della conoscenza di tutto quello che questi infelici non conoscono), ma a questi ciechi, a questi mendicanti, a questi storpi, mille volte di più da compiangere di quelli che soffrono nel corpo. E non credo di poter far loro maggior bene che portare loro, come Maria nella casa di Giovanni, alla Visitazione, Gesù, il bene dei beni, il SANTIFICATORE supremo, GESÙ che sarà sempre presente tra loro nel Tabernacolo, e spero nell’ostensorio, GESÙ che si offre ogni giorno sull’altare per la loro conversione; GESÙ che li benedice ogni giorno: ecco il bene dei beni, il nostro tutto, GESÙ: nello stesso tempo, pur tacendo, si farebbe conoscere ai nostri fratelli che li ignorano, non con la parola, ma con l’esempio e soprattutto con l’universale carità, quella che è la nostra religione, quello che è lo spirito cristiano, quello che è il CUORE di GESÙ26…
[Il 1° settembre 1901 don Huvelin scrive al superiore generale dei Padri Bianchi, mons. Livinhac, una lettera di presentazione di Charles de Foucauld, gli parla della sua vocazione per il mondo musulmano, di come il soggiorno in Algeria, il viaggio in Marocco, gli anni passati in Palestina, l’abbiano” reso resistente per questa missione”. Spiega di aver visto maturare la sua vocazione, che, in coscienza, gli sembra “venire da Dio”: “Amore del silenzio, dell’azione oscura… Niente di bizzarro né di straordinario, ma strumento duro per un rude lavoro…. Fermezza, desiderio d’andare fino in fondo nell’amore e nel dono, – di trarne tutte le conseguenze, – mai scoraggiamento, mai, – un po’ d’asprezza a volte, – ma che si è tanto addolcita!”27.
A sua volta, il 5 settembre, p. Henri, che era stato compagno di studi di Charles a Roma ed ora è priore di Staueli, scrive a padre Charles Guérin, dei Padri Bianchi, appena nominato prefetto apostolico del Sahara, per salutarlo prima della partenza:
Algeri, 5 settembre 1901 – … P. Duffourd mi ha parlato di un affare che lei doveva trattare a voce con un ex ufficiale della provincia d’Orano che desiderava ritornarci – poi un dispaccio che avreste inviato l’altro ieri. Mi sono appena informato al telegrafo; non hanno ricevuto niente. Penso che si tratti del nostro ex Padre Albéric. – Charles de Foucauld, o meglio Charles di Gesù. Le mando per conoscenza l’ultima lettera che ho ricevuto di lui; lei non era ancora nominato quando me l’ha scritta, ma ha avuto certamente conoscenza dei suoi progetti, e mi chiedo se non sia in viaggio per venire a intendersi con lei. Può aver creduto che fosse già fra noi: non è così. Ma se lo giudica opportuno, può telegrafare a N-D. des Neiges, e avrebbe forse il tempo di venire a sua richiesta prima di martedì. Se avesse l’opportunità di averlo come collaboratore, ne sarei felicissimo per lei e per lui. È la più bell’anima che conosca; d’una generosità incredibile, s’avanza a passi da gigante nella via del sacrificio e ha un desiderio insaziabile di dedicarsi all’opera della redenzione degli infedeli. È capace di tutto – salvo forse d’accettare una direzione troppo stretta. Il R.P. Dom Martin ha dovuto raccomandarlo a mons. Livinhac; tutto quello che posso aggiungere, è che avendo vissuto sei mesi in sua intimità, sono stato sempre profondamente edificato dalla sua virtù eroica. C’è in lui la stoffa di molti santi. La sua sola presenza è una predicazione eloquente, e nonostante la singolarità apparente della missione alla quale si crede chiamato, lo accoglierei con tutta sicurezza nella sua prefettura apostolica.
A Dio, mio Reverendo e carissimo Padre, da vicino come da lontano, le sarò sempre ben unito in N.S. con l’affetto e la preghiera. Il suo umilmente devoto fr. M. Henri 28
Più tardi, in una lettera del 3 aprile 1902, madre St-Michel, badessa delle Clarisse di Nazareth, scriveva a dom Martin:
… Ho sentito dire che questo buon Padre era visibilmente benedetto dal buon Dio, nella sua opera nascente. Credo che egli sia ora dove il buon Dio lo vuole, e che quello che in lui poteva sembrare incostanza non era che l’inquietudine di un’anima che non è nella sua strada. Si ricorda, Padre, quante volte San Benedetto Labre è uscito dalla Trappa ? Preghiamo perché la santa volontà del Buon Dio sia fatta sempre in lui. È molto attaccato a lei, perché i santi si capiscono29…
Fratel Charles lasciava l’Abbazia di Notre-Dame des Neiges il venerdì 6 settembre 1901 e, dopo un rapido pellegrinaggio alla Sainte-Baume l’830, s’imbarcava il 9 da Marsiglia e il 10 era ad Algeri. ]
Alla cugina Marie de Bondy – Algeri, 10 settembre 1901
Ho trovato con riconoscenza, confusione ed emozione p. Henri e mons. Guérin (vicario apostolico del Sahara, ormai mio vescovo)31 che mi attendevano sulla banchina… Dopo aver conversato un poco, p. Henri è tornato a Staueli, e mons. Guérin mi ha condotto a Maison-Carrée32 …È deciso che andrò a stabilirmi in una guarnigione francese che si chiama Beni-Abbès… È un’importante oasi del Sahara, posta alla frontiera marocchina! …L’opera affidata al suo figliolo è mirabilmente bella: portare il Santissimo Sacramento più lontano nel Sahara, verso Sud e verso Ovest, più di quanto probabilmente non è stato fatto finora, ma in ogni caso dai tempi di Sant’Agostino33; santificare gli infedeli con la divina presenza, portare il soccorso della religione ai nostri soldati morenti. È una missione grandissima, molto bella, ma che richiede tante virtù… Il buon Dio non viene mai meno, e sono sicuro di avere tutto il suo aiuto; ma temo di non essergli fedele e diffido di me… preghi tanto affinché sia fedele34 …
[All’amico de Castries, che si trova nel dubbio e nella solitudine, Charles propone un direttore spirituale.]
A Henry de Castries – Staueli, 30 settembre 1901
…Vorrei avere un nome da designarle, un indirizzo da indicarle. Non oso indicarle il mio direttore – vero padre per me – è il solo col quale ho fiducia perfetta (si chiama M. l’Abbé Huvelin, 6 rue de Laborde, Paris), – perché da anni è talmente prostrato da malattie e infermità che non lascia quasi mai il letto, e in questo momento è completamente sordo: la sua vita è quasi una morte. Se vuole, però, gli posso parlare di lei: se il suo corpo l’abbandona, il cuore e lo spirito restano in lui più vivi che mai e il suo cuore così caldo amerà la sua anima e mi darà per lei un consiglio che le trasmetterò; forse, nonostante tutto, potrebbe vederla; oppure le indicherà qualcuno… Ma non mi permetterò di parlargli di lei senza la sua autorizzazione: se vuole che lo faccia, mi scriva una parola.
Mi lasci, tutto miserabile come sono, darle un consiglio, anzi due: il primo, è di avvicinarsi, qualunque dubbio possa avere, un po’ più spesso ai sacramenti, facendo le cose del suo meglio e pregando Dio “di venire in aiuto all’incredulità”35; le farà bene… il secondo è di continuare a pregare, qualunque difficoltà abbia, per quanto si senta poco fervente, per quanto sia distratto: per preghiera, non intendo delle preghiere recitate a memoria, ma la semplice adorazione con o senza parole: tenersi ai piedi di Dio con la volontà, l’intenzione di adorarlo. – Per la preghiera, come per i sacramenti, Dio vedrà la sua buona volontà, e la ricompenserà facendo scendere su di lei una grazia sempre più abbondante.
Sia persuaso, caro amico, che se Dio l’ha lasciato senza direttore fino ad oggi, non l’ha lasciato senza grazie: gliene ha fatte d’immense, che io ammiro: questo sentimento così profondo e così chiaro dell’adorazione, quest’umiltà così vera, questa giustizia, quest’amore e questo bisogno di verità, questa vita tutta spesa a fare il bene, tante altre virtù, sono il frutto di una grazia tutta particolare; questa “fame e sete di giustizia” che è una delle beatitudini, Dio l’ha messa in lei, ciò che è una grazia divina. Sono persuaso che Egli porterà a compimento ciò che ha cominciato; Egli ha detto: “Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati”, e “chi viene a me, non lo rifiuterò”36…
[Essendo il Sahara sotto recente occupazione militare, fr. Charles avrà bisogno, per il suo insediamento, delle autorizzazioni sia civili sia militari. Raccomandato dall’amico e vecchio compagno di corso comandante Lacroix37, capo del Servizio degli Affari Indigeni d’Algeria, otterrà il permesso di andare a Beni-Abbès presentandosi come “prete libero per dare soccorso religioso ai soldati, senza parlare né di convento né di niente di simile: il resto verrà da sé senza rumore nella maniera che Gesù vorrà”, come scrive a Dom Martin38. Padre Guérin riflette, prima di dargli il permesso, e comunque, se partirà, sarà “a suo rischio e pericolo”39
Don Huvelin gli augura: “Nostro Signore l’accompagni e le conceda di fare del bene, di unire il suo lavoro al suo, il suo sangue al Suo sangue”40.]
1 LAH, p. 110.
2 Del lungo scritto su questa” Elezione”, estraiamo soltanto ciò che ci interessa, come tappa significativa nella ricerca di fratel Charles. L’intero testo è stato pubblicato più volte, a cominciare dalla prima Antologia. Esso costituiva una specie di brutta copia di quello che scrive in una lettera a don Huvelin, lo stesso 26 aprile (cf. LAH, 115-121).
3 Il Francescano che lo aveva accolto a Nazareth, aveva riconosciuto nello strano mendicante, il ricco pellegrino di tre anni prima e, a sua insaputa, lo aveva raccomandato alle Clarisse. Lui che si sente chiamato a “passare sconosciuto sulla terra come un viaggiatore nella notte”, come ripete più volte nei suoi scritti, si trova scoperto!
4 A don Huvelin.
5 UP, p. 137-142.
6 Passa prima da Milano, il 28 agosto (per pregare sotto il fico della conversione di Sant’Agostino, secondo Gorrée, Sur les traces…, cit., p. 111), quindi a Loreto, il 29. A Roma alloggia nei pressi dei Sacramentini di S. Claudio, per poter godere dell’esposizione dell’Eucarestia ed essendo anno giubilare, fa a piedi vari pellegrinaggi (tutti, compresi quello a Milano e Loreto, segnati nel quaderno-agenda delle date da ricordare, cf. VN, p. 202.
6 “Nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46). Cf. “preghiera d’abbandono” del 1896.
7 “Fuoco accendere sulla terra” (Lc 12, 49) e “Salvare ciò che era perduto” (Mt 18, 11). Lasciamo per lo più senza riferimenti le successive citazioni evangeliche.
8 “Chi?”. Charles usava abitualmente, come metodo di discernimento, il cosiddetto “esametro di Quintiliano”, cioè del grande teorico della retorica classica, contemporaneo di Augusto: Chi? Che cosa? Dove? Con che mezzi? Perché? Come? Quando? La retorica, nel suo significato originario di arte del parlare e dello scrivere con argomenti persuasivi, era, all’epoca, non solo una materia di studio nelle scuole superiori, ma la disciplina che dava il nome al corso di Liceo che precedevano la filosofia, corso che Charles aveva frequentato a Nancy nel 1873-74. Il giovane Charles, del resto, leggeva con passione, anche per conto suo, i classici latini ed aveva persino fondato, con Gabriel Tourdes e pochi altri compagni, un’Accademia di letteratura.
9 “In fretta”, come nella citazione precedente, cf. Lc 1, 39.
10 Torna per la prima volta il Marocco della gioventù!
11 Cf. Mt 9, 9; 19, 21 e per.; Gv 1, 43; 21, 19.
12 Cf. Lc 14, 13. Vedi SD, p. 73-79.
13 CCDP, p. 423.
14 Cf. Introduzione LHC.
15 LAH, p. 158.
16 Parla al plurale, forse perché spera che un monaco trappista, p. Augustin, col quale ha parlato, lo segua presto…
17 LHC, p. 83-85. L’amico comprenderà che Charles ha in mente una zauia, ossia un luogo di preghiera e di ospitalità, tenuto da confraternite religiose (le stesse che avevano accolto Charles, secondo l’ospitalità sacra musulmana, durante la sua ricognizione del Marocco, salvandogli la vita). Cf. seconda lettera di Charles, dell’8 luglio 1901, LHC, p. 85-87.
18 Gv 1, 39.
19 L’intera lettera è in LHC, p. 92-101. I brani qui presenti si trovano a p. 97 e 99-100.
20 Cf. Sl 39, 4.
21 “Santo Balsamo”, la grotta, luogo di pellegrinaggio nei pressi di Aix-en-Provence, in cui, secondo la tradizione provenzale, Maria di Magdala terminò la sua vita come eremita. Charles aveva scelto Magdeleine come una delle sue protettrici e la chiamerà “patrona del deserto”.
22 Priore della Trappa di Staueli dopo la morte di p. Louis de Gonzague. Lettera perduta.
23 Cf. Gv 12, 26.
24 Cf. Mt 19, 19 e par.
25 Cf. Mt 7, 12.
26 CCDP, p. 239-240.
27 B, 167.
28 CCDP, p. 246-247.
29 CCDP, p. 288-289.
30 Nonostante si sia imbarcato il 9, ricorderà come partenza dalla Francia il giorno 8, che celebrerà tra gli anniversari (cf. VN, p. 186).
31 Charles Guérin era allora appena ventinovenne. Quel giorno andarono insieme a pregare alla basilica di Notre-Dame d’Afrique. S’intesero subito. Il 1° novembre p. Henri di Staueli scriveva a dom Martin di Notre-Dame des Neiges: “Queste due anime erano fatte per comprendersi ed apprezzarsi reciprocamente” (CCDP, p. 259). La loro intensa amicizia è effettivamente testimoniata dalla corrispondenza da poco pubblicata per intero in Correspondances Sahariennes, Cerf, Paris 1998: le lettere di mons. Guérin furono tra le poche salvate da fr. Charles, che di solito bruciava, per discrezione e prudenza, ciò che riceveva.
32 La casa madre dei Padri Bianchi.
33 Più volte richiamerà il legame diretto con Sant’Agostino.
34 LMB, p. 74-75.
35 Mc 9, 24.
36 Mt 5, 6 e Gv 6, 37. La lettera si trova in LHC, p. 105-107.
37 Lacroix (1855-1910), incontrando Charles prima della partenza, gli regala una grammatica tamashec, cioè della lingua Tuareg. Charles gli dirà poi che è stato “profeta” con quel regalo (anche se poi constaterà l’inesattezza di quella grammatica e ne farà un’altra). Cf. G. Gorrée, Les amitiés Sahariennes du Père de Foucauld, Arthaud, Paris 1941, t. 2°, p. 43.
38 CCDP, p. 251. Era già cominciato il periodo in cui si discutevano le leggi di soppressione di conventi e seminari, con l’espulsione di religiosi e preti, ed era quindi assolutamente proibito di fondare monasteri, tantomeno nuove congregazioni, come si vedrà meglio in seguito. La Camera dei deputati approverà la soppressione degli ordini religiosi insegnanti e predicatori nel 1903.
39 CS, p. 29.
40 LAH, p. 163.
Category: Testi di Charles de Foucauld
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