Ecco una breve presentazione di scritti di fratelli su vari temi specifici assai variegati. Con qualche righe, presentiamo qui alcune riflessioni che possono aiutare a capire cosa viviamo. I testi interi (qualche pagine) sono disponibili, se ci sono richiesti (vedi “Contatti”).
D’altronde, su questo sito c’è una larga bibliografia che offre tante possibilità d’informazione.
“Come mantenere la nostra dignità umana in tempo di paure e di violenza?” Capitolo Generale: La Storta – 26 settembre 2014
“Ciò che ci rende umani e ci dà la felicità è vivere con i “piccoli”, con la gente ordinaria, con chi non ha voce né influenza in questo mondo….
Ciò che ci rende umani e ci riempie di stupore è il continuo tornare al Vangelo per riscoprire Gesù, “il figlio dell’uomo”, l’uomo per eccellenza….
Ciò che ci rende umani e ci riempie di speranza è vivere tutto questo con dei fratelli e camminare insieme: questo ci sostiene e ci dà gioia….”
Alcune luci che mi aiutano a vivere questo Servizio [dell’autorità] ai miei fratelli.
Hervé Janson*, Assemblea dell’Unione dei Superiore Generali , 27 – 29 novembre 2013
“… credo profondamente nella nostra vocazione, più che mai «significativa», cioè portatrice di senso e di vita, nel nostro mondo secolarizzato! Ma noi siamo una piccola goccia d’acqua e penso che ciò abbia a che fare con la nostra vocazione contemplativa che consiste nel condividere per amore la vita di Gesù Nazareno.”
Il senso della nostra vita religiosa di fronte alle attese di coloro con i quali condividiamo la vita? Capitolo di Bangalore – 2008
“…Se noi stessi siamo liberi, l’altro lo sente e questo lo aiuta ad esserlo anche lui; in questo senso la nostra vita religiosa è un’opera di liberazione che raggiunge le attese delle persone che ci stanno vicino. Esse ci conoscono bene con le nostre debolezze e istintivamente percepiscono che c’è qualcos’altro che ci fa vivere, e per molti è certamente un aiuto. …”
Beatificazione di Charles de Foucauld:“Gioia e sentimenti contrastanti”
13 novembre 2005. Marc Hayet**
“… Mi piacciono molto questi incontri [con gli altri gruppi della «famiglia spirituale Charles de Foucauld»] nei quali, malgrado la nostra grande diversità, si percepisce che ci anima “qualche cosa” di comune. Questo “qualche cosa” ha a che fare con un attaccamento a Gesù di Nazareth, con un’attenzione rispettosa per ogni persona, in particolare per quelli che vengono rispettati di meno nelle nostre attuali società, e con la certezza che, per incontrare il volto di Dio, non si deve cercare un cammino differente da quello che Gesù stesso ha preso: quello della ordinaria vita quotidiana. Questo “qualche cosa” lo abbiamo ricevuto da Fr. Charles. …”
Chiamati ad essere fratelli
Marc**, Introduzione al libro “Come Gesù a Nazaret” Ed. Paoline 2002
“… Non essendo […] incaricati né di guidare né di insegnare, siamo resi liberi per l’ascolto gratuito, per la scoperta insieme, e per la scoperta nella meraviglia che lo Spirito opera molto prima di noi e in tanti luoghi in cui forse pensavamo che saremmo andati noi a portarlo! Il problema è di rimanere molto attenti all’umano perché Dio “è nascosto nel mondo come un fuoco”. A [ogni] svolta del cammino, mentre condividiamo le domande di uomini e donne, le loro ricerche e il loro brancolare, noi sentiamo le risposte che sanno trovare i “piccoli” e le persone ritenute “senza fede e senza legge”; come quelle che sono sgorgate dal cuore della [donna] Siro-fenicia (Mc 7,28), del centurione (Mt 8,8) o di Zaccheo (Lc 19, 1 ss), che “i sapienti e gli intelligenti” non potevano scoprire e che hanno fatto gridare Gesù di gioia e di ammirazione. …”
Una presenza di vita nel cuore del mondo Capitolo generale di Yaoundé , 2002
“…. Perché siamo là? Come fratel Carlo, per essere vicini a coloro che sono lontani nei deserti di oggi.
Una presenza fraterna: Essere là come eguali, come fratelli dei piccoli, attenti all’umano, “poiché Dio è nascosto nel cuore del mondo come un fuoco” (inno). Condividere le condizioni di vita dei poveri, esprimere la nostra appartenenza con una presenza durevole e fedele, nell’amicizia, la solidarietà e la grande gioia di camminare insieme.
“…tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo.” (Is.43,4)….”
La nostra vita contemplativa Capitolo Generale di Taanayel, 1996
“… Il contemplativo è Gesù nella sua relazione d’amore con il Padre e con la gente nella sua vita “condivisa”, “mangiata” e offerta. Egli è il volto umano di Dio (cf. Gv. 14,9 e 12,45).
Noi quindi contempliamo prima di tutto Lui,…è così semplice! Aprire il Vangelo come un povero, vederlo e sentirlo: uomo-Dio, uomo-povero e libero…,strano connubio!
É Lui che noi celebriamo nell’Eucarestia pane condiviso, presenza reale, forza della nostra vita. Lui ci mostra il cammino. É il nostro “modello unico”, colui che semplicemente ci dice come e dove possiamo incontrare Dio, contemplarlo; nella vita, nella natura, nel mondo che abitiamo. Lui ci accompagna e vuol fare di noi la sua dimora. ….”
La nostra fragilità Carlo Fries***, lettera n°12, 24 febbraio 1994.
“…. il Vangelo è una storia vissuta e raccontata da un gruppo di uomini e donne che umanamente avevano fallito.
Essi hanno imparato tuttavia a leggere questo fallimento sotto una nuova luce, poiché Lui, Gesù, era “Vivente”. Bisogna che anche noi, distribuiamo il nostro ‘niente’, come i discepoli, i nostri cinque pani e i nostri due pesci, e ciò basterà, perché è Gesù che ce lo ha detto! Che impariamo come la nostra sicurezza si fonda là! Fiducia e coraggio!”
Le nostre scelte per un lavoro in un mondo che cambia Capitolo generale di Tarrès 1990
“… alla luce del nostro carisma di Nazareth e nella fedeltà alla nostra vocazione di piccoli fratelli, non esiste un’unica maniera ideale che risponda alle sfide attuali sulle scelte di lavoro. Perciò possiamo soltanto dire che nella misura dei nostri mezzi, dei fratelli assumano diversi tipi di coinvolgimenti, comprendendone bene la complementarietà e accettando di verificare in modo regolare l’autenticità delle nostre scelte. In tutti i casi, il criterio della loro autenticità sarà sempre quello della nostra appartenenza reale a un popolo e a un ambiente: “Siamo veramente di Nazareth?”
La nostra solidarietà con i poveri Capitolo generale di Perugia, 1984
“…. vediamo come uno sbocciare di quel mondo fraterno che noi speriamo, dove “non ci sarà più né pianto né lacrime”. In più in questi ultimi anni, dei fratelli sempre di più si sono sentiti obbligati a partecipare in un modo o in un altro a questi movimenti, a cercare con la gente del popolo e come loro di costruire un mondo più umano. ….”
Vivere secondo il Vangelo, vivere come Gesù a Nazaret fratel Milad****, redatto alla domanda del Capitolo generale di Alessandria, ottobre 1978
“…. la conoscenza degli uomini e delle donne con cui viviamo è una sorgente di conoscenza di se stessi e di Gesù nella sua condizione umana perché s’impara da diventare se stessi, sia nella propria importanza sia nella propria miseria, vivendo nella concretezza della grandezza e povertà delle persone con cui stiamo. ….”
La vita religiosa di un uomo del popolo Lettera n°21 di René Page***** 15 Novembre 1974
“…Oggi vorrei proprio insistere affinché, con tutto il cuore, siamo pronti ad accettare questa sfida evangelica di una vita religiosa totale e perfetta, ma vissuta nel contesto ordinario della vita del popolo e dei popoli di oggi, chi essi siano, e con tutta la diversità delle situazioni di un tale contesto. Parlo di sfida perché l’attitudine di Dio nei nostri confronti cozza frontalmente con una certa maniera mondana di vedere le cose e la gente, maniera che, anche senza accorgercene, di fatto facilmente condividiamo. ….”
La nostra partecipazione alla missione della Chiesa Diario di René Page***** N° 9 bis 1973
“…. Dobbiamo testimoniare che se i discepoli di Cristo sono pronti ad andare ovunque nel mondo, non è solo per l’annuncio del Vangelo, e ancor di meno, con la riserva di convertire al Vangelo, ma è a causa del loro amore e della loro legge fondamentale, quella della carità che è dovuta ad ogni uomo, sempre e qualunque sia la sua situazione. …”
La Chiesa riconosce la Fraternità Lettera n°6 di René Page*****, 1 luglio 1968, all’occasione “dell’erezione della Fraternità in Congregazione di diritto pontificio.”
“…. Quando si ama la Chiesa, quando si sa quali tesori di saggezza, di amore e di fecondità essa riconosce alla contemplazione, non si può non rimanere commossi nel vederla oggi di nuovo piantare così in profondità tutte queste promesse di vita contemplativa in mezzo al mondo e nella povertà del mondo. ….”
* Hervé Janson, priore dal 2008 al 2020
** Marc Hayet, priore dal 1996 al 2008
*** Carlo Fries; priore dal 1990 al 1996.
**** Milad (1912-1984) responsabile del Noviziato nei primi anni a El Abiodh
I nostri testi
Ecco una breve presentazione di scritti di fratelli su vari temi specifici assai variegati. Con qualche righe, presentiamo qui alcune riflessioni che possono aiutare a capire cosa viviamo. I testi interi (qualche pagine) sono disponibili, se ci sono richiesti (vedi “Contatti”).
D’altronde, su questo sito c’è una larga bibliografia che offre tante possibilità d’informazione.
“Come mantenere la nostra dignità umana in tempo di paure e di violenza?”
Capitolo Generale: La Storta – 26 settembre 2014
“Ciò che ci rende umani e ci dà la felicità è vivere con i “piccoli”, con la gente ordinaria, con chi non ha voce né influenza in questo mondo….
Ciò che ci rende umani e ci riempie di stupore è il continuo tornare al Vangelo per riscoprire Gesù, “il figlio dell’uomo”, l’uomo per eccellenza….
Ciò che ci rende umani e ci riempie di speranza è vivere tutto questo con dei fratelli e camminare insieme: questo ci sostiene e ci dà gioia….”
Alcune luci che mi aiutano a vivere questo Servizio [dell’autorità] ai miei fratelli.
Hervé Janson*, Assemblea dell’Unione dei Superiore Generali , 27 – 29 novembre 2013
“… credo profondamente nella nostra vocazione, più che mai «significativa», cioè portatrice di senso e di vita, nel nostro mondo secolarizzato! Ma noi siamo una piccola goccia d’acqua e penso che ciò abbia a che fare con la nostra vocazione contemplativa che consiste nel condividere per amore la vita di Gesù Nazareno.”
Il senso della nostra vita religiosa di fronte alle attese di coloro con i quali condividiamo la vita?
Capitolo di Bangalore – 2008
“…Se noi stessi siamo liberi, l’altro lo sente e questo lo aiuta ad esserlo anche lui; in questo senso la nostra vita religiosa è un’opera di liberazione che raggiunge le attese delle persone che ci stanno vicino. Esse ci conoscono bene con le nostre debolezze e istintivamente percepiscono che c’è qualcos’altro che ci fa vivere, e per molti è certamente un aiuto. …”
Beatificazione di Charles de Foucauld: “Gioia e sentimenti contrastanti”
13 novembre 2005. Marc Hayet**
“… Mi piacciono molto questi incontri [con gli altri gruppi della «famiglia spirituale Charles de Foucauld»] nei quali, malgrado la nostra grande diversità, si percepisce che ci anima “qualche cosa” di comune. Questo “qualche cosa” ha a che fare con un attaccamento a Gesù di Nazareth, con un’attenzione rispettosa per ogni persona, in particolare per quelli che vengono rispettati di meno nelle nostre attuali società, e con la certezza che, per incontrare il volto di Dio, non si deve cercare un cammino differente da quello che Gesù stesso ha preso: quello della ordinaria vita quotidiana. Questo “qualche cosa” lo abbiamo ricevuto da Fr. Charles. …”
Chiamati ad essere fratelli
Marc**, Introduzione al libro “Come Gesù a Nazaret” Ed. Paoline 2002
“… Non essendo […] incaricati né di guidare né di insegnare, siamo resi liberi per l’ascolto gratuito, per la scoperta insieme, e per la scoperta nella meraviglia che lo Spirito opera molto prima di noi e in tanti luoghi in cui forse pensavamo che saremmo andati noi a portarlo! Il problema è di rimanere molto attenti all’umano perché Dio “è nascosto nel mondo come un fuoco”. A [ogni] svolta del cammino, mentre condividiamo le domande di uomini e donne, le loro ricerche e il loro brancolare, noi sentiamo le risposte che sanno trovare i “piccoli” e le persone ritenute “senza fede e senza legge”; come quelle che sono sgorgate dal cuore della [donna] Siro-fenicia (Mc 7,28), del centurione (Mt 8,8) o di Zaccheo (Lc 19, 1 ss), che “i sapienti e gli intelligenti” non potevano scoprire e che hanno fatto gridare Gesù di gioia e di ammirazione. …”
Una presenza di vita nel cuore del mondo
Capitolo generale di Yaoundé , 2002
“…. Perché siamo là? Come fratel Carlo, per essere vicini a coloro che sono lontani nei deserti di oggi.
Una presenza fraterna: Essere là come eguali, come fratelli dei piccoli, attenti all’umano, “poiché Dio è nascosto nel cuore del mondo come un fuoco” (inno). Condividere le condizioni di vita dei poveri, esprimere la nostra appartenenza con una presenza durevole e fedele, nell’amicizia, la solidarietà e la grande gioia di camminare insieme.
“…tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo.” (Is.43,4)….”
La nostra vita contemplativa
Capitolo Generale di Taanayel, 1996
“… Il contemplativo è Gesù nella sua relazione d’amore con il Padre e con la gente nella sua vita “condivisa”, “mangiata” e offerta. Egli è il volto umano di Dio (cf. Gv. 14,9 e 12,45).
Noi quindi contempliamo prima di tutto Lui,…è così semplice! Aprire il Vangelo come un povero, vederlo e sentirlo: uomo-Dio, uomo-povero e libero…,strano connubio!
É Lui che noi celebriamo nell’Eucarestia pane condiviso, presenza reale, forza della nostra vita. Lui ci mostra il cammino. É il nostro “modello unico”, colui che semplicemente ci dice come e dove possiamo incontrare Dio, contemplarlo; nella vita, nella natura, nel mondo che abitiamo. Lui ci accompagna e vuol fare di noi la sua dimora. ….”
La nostra fragilità
Carlo Fries***, lettera n°12, 24 febbraio 1994.
“…. il Vangelo è una storia vissuta e raccontata da un gruppo di uomini e donne che umanamente avevano fallito.
Essi hanno imparato tuttavia a leggere questo fallimento sotto una nuova luce, poiché Lui, Gesù, era “Vivente”. Bisogna che anche noi, distribuiamo il nostro ‘niente’, come i discepoli, i nostri cinque pani e i nostri due pesci, e ciò basterà, perché è Gesù che ce lo ha detto! Che impariamo come la nostra sicurezza si fonda là! Fiducia e coraggio!”
Le nostre scelte per un lavoro in un mondo che cambia
Capitolo generale di Tarrès 1990
“… alla luce del nostro carisma di Nazareth e nella fedeltà alla nostra vocazione di piccoli fratelli, non esiste un’unica maniera ideale che risponda alle sfide attuali sulle scelte di lavoro. Perciò possiamo soltanto dire che nella misura dei nostri mezzi, dei fratelli assumano diversi tipi di coinvolgimenti, comprendendone bene la complementarietà e accettando di verificare in modo regolare l’autenticità delle nostre scelte. In tutti i casi, il criterio della loro autenticità sarà sempre quello della nostra appartenenza reale a un popolo e a un ambiente: “Siamo veramente di Nazareth?”
La nostra solidarietà con i poveri
Capitolo generale di Perugia, 1984
“…. vediamo come uno sbocciare di quel mondo fraterno che noi speriamo, dove “non ci sarà più né pianto né lacrime”. In più in questi ultimi anni, dei fratelli sempre di più si sono sentiti obbligati a partecipare in un modo o in un altro a questi movimenti, a cercare con la gente del popolo e come loro di costruire un mondo più umano. ….”
Vivere secondo il Vangelo, vivere come Gesù a Nazaret
fratel Milad****, redatto alla domanda del Capitolo generale di Alessandria, ottobre 1978
“…. la conoscenza degli uomini e delle donne con cui viviamo è una sorgente di conoscenza di se stessi e di Gesù nella sua condizione umana perché s’impara da diventare se stessi, sia nella propria importanza sia nella propria miseria, vivendo nella concretezza della grandezza e povertà delle persone con cui stiamo. ….”
La vita religiosa di un uomo del popolo
Lettera n°21 di René Page***** 15 Novembre 1974
“…Oggi vorrei proprio insistere affinché, con tutto il cuore, siamo pronti ad accettare questa sfida evangelica di una vita religiosa totale e perfetta, ma vissuta nel contesto ordinario della vita del popolo e dei popoli di oggi, chi essi siano, e con tutta la diversità delle situazioni di un tale contesto. Parlo di sfida perché l’attitudine di Dio nei nostri confronti cozza frontalmente con una certa maniera mondana di vedere le cose e la gente, maniera che, anche senza accorgercene, di fatto facilmente condividiamo. ….”
La nostra partecipazione alla missione della Chiesa
Diario di René Page***** N° 9 bis 1973
“…. Dobbiamo testimoniare che se i discepoli di Cristo sono pronti ad andare ovunque nel mondo, non è solo per l’annuncio del Vangelo, e ancor di meno, con la riserva di convertire al Vangelo, ma è a causa del loro amore e della loro legge fondamentale, quella della carità che è dovuta ad ogni uomo, sempre e qualunque sia la sua situazione. …”
La Chiesa riconosce la Fraternità
Lettera n°6 di René Page*****, 1 luglio 1968, all’occasione “dell’erezione della Fraternità in Congregazione di diritto pontificio.”
“…. Quando si ama la Chiesa, quando si sa quali tesori di saggezza, di amore e di fecondità essa riconosce alla contemplazione, non si può non rimanere commossi nel vederla oggi di nuovo piantare così in profondità tutte queste promesse di vita contemplativa in mezzo al mondo e nella povertà del mondo. ….”
* Hervé Janson, priore dal 2008 al 2020
** Marc Hayet, priore dal 1996 al 2008
*** Carlo Fries; priore dal 1990 al 1996.
**** Milad (1912-1984) responsabile del Noviziato nei primi anni a El Abiodh
***** René Page; priore dal 1966 al 1978