Chi siamo

I Piccoli Fratelli di Gesù sono un Istituto religioso di diritto pontificio, fondato da René Voillaume e altri quattro giovani fratelli ispirandosi alla vita di Charles de Foucauld.

I primi fratelli presero l’abito religioso dalle mani dell’allora cardinale Jean Verdier, l’8 settembre 1933, nella chiesa di Montmartre a Parigi. Subito dopo si stabilirono in Algeria seguendo una delle prime regole scritta da Charles de Foucauld.

Nel corso degli anni si unirono a loro altri giovani di diverse nazionalità. A poco a poco, i fratelli scoprirono, leggendo e rileggendo i testi di Charles de Foucauld, che le realtà della vita ordinaria potevano essere il “luogo” di un’autentica relazione con il Padre nell'incontro con le persone.

Nel 1947 iniziò la prima fraternità operaia: lavoro a tempo pieno, alloggi semplici, piccole fraternità di pochi fratelli.

Chi siamo

L'arrivo di molti giovani fratelli rese possibile la presenza della Fraternità in una grande varietà di Paesi e gruppi umani. Attualmente siamo presenti in Europa, Medio Oriente, Africa, Asia, Nord America e Sud America.

Il 21 novembre 2004, la Santa Sede approva le nuove Costituzioni dei Piccoli Fratelli con le seguenti parole:

"...È fervido desiderio di questo Dicastero che la messa in pratica di queste Costituzioni sia un aiuto prezioso per tutti i Piccoli Fratelli di Gesù nell'adempimento della loro vocazione, sull'esempio di Gesù di Nazareth, umile e nascosto, in una vita contemplativa propria, nell'adorazione di Cristo nell'Eucaristia, nella povertà evangelica, nel lavoro manuale e nella partecipazione reale alla condizione sociale di coloro che sono senza nome e senza influenza..." (Decreto della Santa Sede di approvazione delle Costituzioni dei piccoli fratelli di Gesù)

Alla base della Fraternità dei Piccoli Fratelli di Gesù, c’è la vita e la ricerca di un uomo: Charles de Foucauld ( 1858-1916).

"Ho perduto il mio cuore per questo Gesù di Nazareth crocifisso 2000 anni fa e passo la mia vita a imitarlo per quanto possa la mia debolezza." (Charles de Foucauld)

Più che di una ricerca, si potrebbe parlare di un incontro: l’incontro con Gesù e con coloro che Gesù ha chiamato “questi miei fratelli più piccoli” .

Charles de Foucauld a 28 anni si converte. Si sente chiamato a seguire e ad imitare Gesù di Nazareth. Per questo entra nella Trappa. Pensa - all’inizio della sua conversione - che per trovare Gesù e vivere presso di Lui, sia necessario vivere lontano da tutti, nella povertà di un monastero.

Poco a poco, comprenderà che per lui, il modo migliore di trovare Gesù sarà di raggiungerlo là dove ha vissuto: nella povertà dei poveri, facendosi il loro prossimo; “come Gesù a Nazareth” come lui stesso scrive!

Chi siamo

Charles parte allora per l’Algeria: si lascerà accogliere dalla gente più isolata, i nomadi del deserto. Vive presso di loro, cercando d’essere per loro un fratello, attraverso il rispetto, l’amicizia, la conoscenza della loro lingua e delle loro tradizioni.

Charles non cerca di convertirli ma vuole amarli con lo stesso amore di Gesù.

Sarà assassinato il 1° dicembre 1916.

Nazareth” costituisce l’anima della vita religiosa dei Piccoli Fratelli di Gesù.

Uno dei testi più noti di Charles de Foucauld su Nazareth fu scritto quando si stabili’ nel deserto, a Tamanrasset:

"Gesù ti ha stabilito per sempre nella vita di Nazareth. Che siate soli o con pochi fratelli [...], fate della vita di Nazareth il vostro obiettivo, in tutta la sua semplicità e ampiezza, per esempio nessun vestito particolare, come Gesù a Nazareth; nessuna clausura, come Gesù a Nazareth; nessuna dimora lontana da qualsiasi luogo abitato, ma vicino a un villaggio, come Gesù a Nazareth; non meno di 8 ore di lavoro al giorno (manuale o altro, per quanto possibile manuale) come Gesù a Nazareth; nessuna grande terra, nessuna grande dimora, nessuna grande spesa, nemmeno grandi elemosine, ma estrema povertà in tutto, come Gesù a Nazareth... In una parola : Gesù a Nazareth. [...] La tua vita a Nazareth può essere vissuta ovunque: vivila nel luogo che è più utile al tuo prossimo."

Chi siamo

Nazareth non è un modello chiuso, può essere vissuto in vari modi: "La tua vita di Nazareth può essere vissuta ovunque", "conducila nel luogo che è più utile al tuo prossimo"; con la nostra prossimità, se siamo uniti a Dio e agli uomini nell'amore, la buona notizia del Dio vicino è annunciata ai poveri.

Charles passerà gli ultimi anni della sua vita a stabilire relazioni con i Tuareg, un percorso di amicizia costruito con pazienza. Imparerà a poco a poco la reciprocità di una vera relazione (in particolare sarà assistito da loro in un momento in cui è gravemente malato), lavorerà sulla loro cultura, imparerà ad apprezzarli per essere loro fratello. Nazareth è il luogo della nostra vita ordinaria dove possiamo diventare fratelli e sorelle!

“Nazareth” per noi, significa, al seguito di Gesù, prendere sul serio, con tutto il cuore , la totalità dell’uomo;

“Nazareth” per noi, significa, al seguito di Gesù, “essere solidali”, cioè condividere la condizione di vita della “povera gente”, cercare con loro le vie della giustizia, valorizzare il tipo di vita di ogni persona;

“Nazareth” per noi, significa il germe del Regno di Dio, il granello di senape, il lievito discreto che non si nota… ma che già opera in mezzo a noi e ci fa credere che un altro mondo è già presente, perché il Risorto ha vissuto la nostra vita di ogni giorno ed è vivo tra di noi.

Assumere la vita quotidiana dei poveri come forma di vita religiosa, vivere i voti di povertà, castità e obbedienza in qualunque contesto è sicuramente una sfida, che non si può eludere.

Non raccoglierla significherebbe accettare, per lo meno implicitamente, che nel mondo dei poveri e della gente ordinaria, non c’è posto per una vita religiosa.

"Quando immergiamo la mano nel catino dell’acqua, quando attizziamo il fuoco con la canna di bambù, quando allineiamo interminabili colonne di numeri al tavolo di contabilità, quando si è arsi dal sole e sprofondiamo nel fango di una risaia, quando dobbiamo lavorare davanti alla fornace del fonditore; se non realizziamo esattamente la medesima vita religiosa come se fossimo in preghiera in un monastero, il mondo non sarà mai salvato" (Mahatma Gandhi)
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