Riflettere la vita religiosa
01/07/2025
Notizie
Nel mese di agosto 2025 i fratelli e le sorelle della famiglia di fr. Charles si incontreranno per condividere, pregare e riflettere sulla vita religiosa. Nel 2023 vi era già stato un primo incontro del quale vi proponiamo qualche eco.
“Il tuo volto Signore io cerco”. Salmo 26,8 (27)
All’inizio del mese di luglio, fratelli e sorelle della famiglia, ci siamo incontrati a Bergamo. Eravamo di origini diverse: Germania, Austria, Spagna, Inghilterra, Francia, Centrafrica, Italia, Polonia, Belgio.
Abbiamo riflettuto, pregato, condiviso sul tema della vita religiosa oggi, accompagnati da suor Gemma Simmonds, inglese (Congregazione di Gesù, di spiritualità ignaziana), sorella che ha lavorato nel gruppo che ha sintetizzato i contributi dei religiosi-e sulla sinodalità.
Ciò che conservo di questi giorni sono innanzitutto i volti: quelli di fratelli e sorelle che ho avuto la gioia di conoscere o di rivedere. Parlando con ciascuno, ciascuna avevo la sensazione di vivere una ricerca comune, un desiderio di seguire Gesù nella sua vita a Nazaret, così essenziale e straordinaria.
S. Gemma a orientato l’incontro al vissuto concreto ed alla condivisione tra noi. Si può fare teologia partendo dal quotidiano! L’incontro è stato organizzato suddiviso in tempi comuni con delle presentazioni di suor Gemma, tempi personali di silenzio, seguiti dalla condivisione in piccoli gruppi. La possibilità data ad ognuno di esprimersi, condividere profondamente è stata preziosa come anche i tempi di preghiera preparati insieme.
Di seguito troverete alcuni semplici spunti nati dalle condivisioni in gruppo e da suor Gemma.
Una vita umana
Papa Francesco parla dei religiosi-e come persone che ascoltano, partecipano, pregano, cercano con la gente.
Siamo chiamati a costruire la fraternità nelle nostre comunità attraverso relazioni vere, ad accettare la sfida e la bellezza dell’incontro tra generazioni e culture.
Le sfide che incontriamo nel mondo sono le stesse che abbiamo nel cuore e nelle nostre fraternità.
Scopriamo ogni giorno che la fragilità dell’umanità è la nostra.
Siamo chiamati in definitiva a riconoscere il volto dell’altro e che “il sangue di Cristo scorre nelle nostre vene”.
Accettiamo così un lavoro che ricomincia sempre. Come scrive Rilke: “Amarsi, è un lavoro da manovale, a giornata”.
Nelle cose di tutti i giorni possiamo passare dall’amarezza al dono reciproco di continuare il cammino, nella cura reciproca di rialzarci gli uni gli altri. Come i discepoli che incontrano il Risorto possiamo guardare al passato e ai nostri limiti guardando avanti “sostenuti da Colui per il quale il passato non è l’ultima parola” (Francesco).
I tre voti e la Speranza
La vita religiosa non è un sacramento. Si rifà sempre a un modo originale di vivere il battesimo. Lumen Gentium ci ricorda che “siamo incorporati a Cristo attraverso il Battesimo” (LG 31).
Se essa ha un aspetto sacramentale è perché può essere segno del Dio vivente. I cristiani, i religiosi-e sono servitori e amici del Dio infinito che ha voluto abitare il nostro quotidiano.
La ricerca, la sete di Dio, l’inquietudine, il desiderio di fraternità, del Regno annunciato da Gesù, sono radici della vita religiosa. Non ci si lascia soddisfare da ciò che è meno di Dio.
Con i voti ci impegniamo alla vulnerabilità: accettiamo il rischio radicale di aprirci all’altro, all’Altro per scoprire la forza della fraternità che il Cristo povero, casto, umile ha vissuto.
Viviamo il voto di castità come un voto di relazione radicale, un amore inclusivo che abbraccia ogni persona, in particolare chi si sente messo ai margini della fraternità umana. Aldilà dei sentimenti possiamo scoprire la bellezza e l’unicità di ciascuno.
Le mie povertà, i miei limiti hanno a che vedere con l’accettare una realtà e con la scoperta della kenosi del Signore. Siamo chiamati a divenire discepoli del Re umile che lava i piedi. Alla scuola della gente semplici possiamo vivere la solidarietà, la libertà, la creatività di condividere.
La parola obbedenza viene dal latino: si tratta di un ascolto attento degli altri. L’ascolto, l’umiltà che desideriamo vivere inizia dalla gratitudine e la genera. Posso riconoscere con semplicità la mia dipendenza dagli altri e pure una responsabilità condivisa.
La vita religiosa è segno dell’escatologia, del fatto che ciò che viviamo ora non è tutto. Il rifiuto di vivere solo le categorie sociali gerarchiche del mondo ci apre alla fraternità, a Colui che si è fatto in ogni cosa simile ai fratelli (cf. Eb. 2).
Chi è il benvenuto?
Lo sguardo posato su Gesù ci aiuta a vivere una vita umana e religiosa. Gesù ha fatto dell’ospitalità una via di riconciliazione.
Lo vediamo a tavola coi pubblicani, accogliere gesti di tenerezza, guarire il servo di un romano, un occupante.
Alla domanda:”Chi è il benvenuto nella Sua vita”, la risposta è: “tutti!”.
L’avventura al seguito di Gesù, insieme alla gente, è più che mai profondamente umana, profondamente vita religiosa.